Circa 58.000 insegnanti

assunti in ruolo a settembre.

da TuttoscuolaNews  N. 199, 16 maggio 2005

 

Potrebbe essere il Consiglio dei Ministri del 27  maggio  a  dire  una parola definitiva  sull'ipotesi  di  quelle  maxiassunzioni  in  ruolo annunciate alcuni mesi fa dal ministro Moratti.

Sembra infatti che sia stata raggiunta un'intesa tra ministro  Moratti e ministro Siniscalco per il varo del piano pluriennale di assunzioni.

Il Miur aveva prospettato 63 mila assunzioni dal settembre prossimo  e altre 19 mila per ciascuno dei due anni successivi per un  totale  che superava le 100 mila unità.

Sembra che il ministero dell'Economia abbia  però  ridotto  la  prima quota a 58 o 55 mila, come condizione pregiudiziale  per  attivare  il progetto.

I 100 mila docenti che nei prossimi  tre  anni  verranno  immessi  nei ruoli saranno presi, metà e metà,  dalle  graduatorie  permanenti  e dalle graduatorie di merito dei concorsi espletati nel 2001.

Preoccupazione è stata espressa dallo Snals, soprattutto per la sorte del personale Ata (ausiliario, tecnico, amministrativo) precario e che negli annunci iniziali figuravano nel piano del ministro  Moratti  che aveva parlato allora, tra lo scetticismo generale, di circa  200  mila tra docenti e personale Ata da assumere in ruolo nell'arco  di  cinque anni.

 

Assunzioni. Non passi lo straniero!

Secondo la Corte di giustizia europea l'Italia è venuta meno agli obblighi sulla libera circolazione dei lavoratori europei, in quanto, ai fini della loro partecipazione a concorsi per l'assunzione nella scuola pubblica italiana, non ha tenuto conto in maniera equa dell'esperienza professionale acquisita in altri Stati membri.

Così ha riferito l’Ansa in un comunicato dello scorso 12 maggio, ma la notizia è stata di fatto sommersa da quella riguardante l’immissione in ruolo di 58.000 italianissimi precari. Il governo italiano si è difeso sostenendo che non esiste alcuna discriminazione tra i lavoratori italiani e quelli di altri Stati Ue, ai fini delle assunzioni mediante concorso per titoli ed esami, e anche per le sostituzioni e le supplenze, in quanto anche gli insegnanti di altri Stati membri ricevono un punteggio per ogni mese di insegnamento.

Una disparità di trattamento esiste invece per quanto riguarda l’assunzione mediante le graduatorie permanenti a seconda che l'insegnamento sia stato svolto in Italia o all'estero, disparità giustificata, secondo il MIUR, dal fatto che il servizio è stato prestato negli altri Stati membri sulla base di programmi e contenuti diversi. Ma la Corte europea ha ritenuto irrilevante questa motivazione perché a suo avviso anche altri Stati richiedono ai docenti il tipo di preparazione specifica prevista in Italia. L’assunzione sulla base delle graduatorie permanenti non garantirebbe perciò la parità di trattamento richiesta dal diritto comunitario, essendo fondata su un ingiustificabile divario nella valutazione dell’esperienza professionale a seconda che questa sia stata acquisita in Italia o negli altri Paesi comunitari.

Che farà ora il Ministero? Internazionalizzerà le graduatorie permanenti, o tenterà di erigere una qualche barriera burocratico-sindacale per sbarrare l’accesso nei ruoli italiani ai nuovi "precari" comunitari?