Piove sul bagnato.
Nella pubblica amministrazione può succedere di tutto.
Un disoccupato che aspira ad un posto di lavoro si mette in lista di
attesa. Se è anche un disabile ha diritto ad una riserva di posti cioè
ad arrivare un pò prima degli altri ad avere un lavoro.
di Calogero Virzì da
La Tecnica della Scuola del 21/07/2005
Se però con tale riserva conquista un posto di
lavoro per un anno, certamente perde lo status di disoccupato, ma
purtroppo non quello di disabile. Quando il lavoro finisce ritorna ad
essere quindi disoccupato e disabile. Deve mettersi nuovamente in
lista di attesa e invocare l'intero suo status per conquistare un
nuovo lavoro. Tutto questo è ovvio, elementare, di una logica
stringente. Eppure nella pubblica amministrazione qualche volta non è
così.
Una giovane trentenne disoccupata è iscritta nelle graduatorie
permanenti del primo ciclo, relative alla terza fascia con
riconoscimento di riserva di posti in quanto disabile. Sulla base di
tale riserva durante l’anno scolastico corrente viene nominata con
supplenza annuale fino al 31 agosto prossimo. Entro maggio 2005 chiede
di aggiornare la sua collocazione in graduatoria e pertanto produce la
domanda di rito prevista dalla normativa per il biennio 2006 – 2007.
Al momento della pubblicazione della graduatoria definitiva non
ritrova il riconoscimento della riserva, presente nella graduatoria
dello scorso biennio e all’origine dell’attuale nomina. In forma
quanto mai garbata avanza richiesta alla amministrazione di provvedere
a correggere il palese errore e rimane in attesa di riscontro da parte
del CSA di Catania. Purtroppo sembra che non si tratti di errore, ma
di interpretazione. Avendo ricevuto un primo incarico di lavoro
l'interessata perderebbe lo status di disabilità e i diritti ad esso
collegati. Se così fosse dovremmo dire che la creatività non ha limiti
nella pubblica amministrazione.
Ma non sarà così. Abbiamo fiducia che l’Amministrazione correggerà con
tempestività l’errore materiale evitando a tutti di dovere anche in
questo caso dire "piove sul bagnato" e all’interessata di dover
ricorrere al TAR per avere confermato un diritto negato.