2° ciclo.

Intesa o parere?

da Tuttoscuola del 30/7/2005

 

La domanda non è oziosa e la questione non è formale. Vediamo di capirne di più.

La legge 53/2003 di riforma del sistema di istruzione e formazione, prevede all’articolo 1 che per l’attuazione della riforma siano adottati "uno o più decreti legislativi per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di istruzione e formazione professionale". Tali decreti legislativi, prosegue la legge, sono adottati "sentita la Conferenza unificata" e hanno quindi bisogno di parere (non vincolante).

Ma la stessa legge, poco oltre, precisa che "i decreti legislativi in materia di istruzione e formazione professionale sono adottati previa intesa con la Conferenza unificata".
Le Regioni, come riferisce l’Anci con un proprio comunicato (www.anci.it), ritengono che lo schema di decreto legislativo varato il 27 maggio dal Governo in prima lettura "non tiene conto del trasferimento di competenze previsto dal decreto legislativo 112 del 1998 e del nuovo Titolo V della Costituzione, contenendo anche disposizioni attuative e di carattere regolamentare, di competenza delle Regioni, mentre per il Miur contiene solo materie di carattere ordinamentale, norme generali e livelli essenziali che sono di competenza esclusiva dello Stato. Naturalmente su questo punto, che sembra non centrale, verte invece la discussione se sul decreto debba essere prevista l’intesa o il solo parere".

L’oggetto del contendere riguarda ben otto articoli dello schema di decreto legislativo.

Come è noto, tutte le Regioni, ad eccezione della Lombardia e del Veneto chiedono al Miur il ritiro dello schema come condizione per avviare il confronto in Conferenza unificata.

A questo punto solo una forte mediazione politica può far superare lo stallo in cui Regioni e Miur vengono a trovarsi. Mancando tale mediazione, si assisterà ad un braccio di ferro che vedrà con tutta probabilità il ministro Moratti decisa ad andare fino in fondo, con la certezza di un contenzioso davanti alla Corte Costituzionale. Questa eventualità renderebbe peraltro confusa e indeterminata la prospettiva di riforma e non darebbe alcuna risposta ai gravi deficit del sistema educativo. La scuola è in grado in questo momento di reggere l’urto di uno scontro di questo genere? Pensiamo di no.