Economia & Istituzioni
Assunzioni: uno, nessuno o centomila?
Presso molti Csa italiani (ex
Provveditorati) sono state pubblicate le graduatorie permanenti
provinciali di durata biennale - Mentre sono certi gli incarichi a
tempo determinato, incerte sono invece le assunzioni dei precari che
le voci di questi mesi quantificavano in 100 mila.
di Vincenzo Brancatisano, dal
Quotidiano di Sicilia del 23/6/2005
Si sta come d'autunno. Sugli alberi le foglie,
ma siamo ancora a giugno e i "soldati" di Ungaretti, in questo caso
gli insegnanti precari della scuola, iniziano un'altra estate
all'insegna dell'incertezza. Presso molti Csa italiani, già
Provveditorati agli studi, sono state pubblicate le graduatorie
permanenti provinciali di durata biennale, cui si attingerà per
l'assegnazione di incarichi a tempo determinato e per le immissioni in
ruolo. Ma se i primi sono sicuri, visto che senza i 200 mila supplenti
l'anno scolastico non potrebbe avere inizio, le seconde sono molto più
fantomatiche. In questi mesi si sono rincorse voci sulla probabile
immissione in ruolo di centomila precari. Il senatore Valditara,
promotore di una ormai proverbiale iniziativa in tal senso, aveva
speso la propria immagine assicurando l'assunzione entro luglio di
circa 60 mila insegnanti, che sarebbero diventati più di 90.000 nel
giro di tre anni.
Centomila, uno o nessuno? Al balletto di notizie, che ha creato non
poche aspettative tra gli interessati, non è seguito, per ora, nulla
di concreto. E mentre i sindacati della scuola gridano allo scandalo,
si registra l'ennesima anticipazione. Questa volta è il quotidiano
Italia Oggi ad annunciare: "Le assunzioni nella scuola si faranno, ma
per coprire i fabbisogni di un solo anno. Il programma triennale di
immissioni in ruolo è rinviato, per il momento il governo autorizzerà
contratti a tempo indeterminato per garantire esclusivamente l'avvio
del prossimo anno scolastico". È questo il compromesso che, secondo
quanto risulta al quotidiano, "hanno raggiunto i ministeri
dell'economia e dell'istruzione, a lungo impegnati in un braccio di
ferro all'ultimo posto". Si ipotizza l'assunzione di 50.000 insegnanti
e 5 mila tra bidelli e amministrativi attraverso un decreto legge. Ma
non tutti sono d'accordo con lo schema del dl, che per sua natura
nasconde sorprese dell'ultima ora in sede di conversione e lungaggini
ben più consistenti rispetto alla brevità propria di un provvedimento
ministeriale.
Assunzioni barattate. Il piano delle assunzioni in ruolo dei precari
era peraltro già previsto dalla legge 143 di giugno 2004, la
famigerata legge che l'opposizione votò assieme alla maggioranza e
assieme alla (annessa) supervalutazione per il servizio svolto in
montagna, in carcere e nelle isole minori. Una supervalutazione
ritenuta sconcertante da molti, e "illegittima", tra gli altri, dal
Tar e dal giudice del lavoro di Catania. E che in queste ore attende
il giudizio da parte del Tar del Lazio, che potrebbe mandare gli atti
alla Corte Costituzionale, già adita dal Tar di Campobasso, che a sua
volta aveva sospeso le graduatorie ritenute illegittime, grazie a un
ricorso presentato dall'avvocato Fabio Rossi di Catania, divenuto nel
frattempo punto di riferimento nazionale di lavoratori evidentemente
lasciati allo sbando dai sindacati. Un caos che potrebbe tradursi in
un (ennesimo) terremoto estivo per le graduatorie pubblicate, per
quelle in via di pubblicazioni e per i precari che potrebbero ancora
una volta vedere le proprie ferie cadute in ostaggio di una burocrazia
infernale.
I costi dell'operazione. Le assunzioni dei precari della scuola non
costerebbero granché allo Stato ed è per questo che vengono annunciate
con disinvoltura (ma è un classico) quando c'è odore di urna
elettorale. In effetti, le supplenze conferite per coprire le cattedre
vacanti costano di più poiché gli oneri sociali pagati per il
personale in ruolo sono inferiori rispetto ai contributi per i
supplenti. Inoltre, il personale licenziato a giugno percepisce
l'indennità Inps per la disoccupazione e l'assegno sostitutivo per le
ferie maturate ma non godute in estate. Rimane il mancato
riconoscimento dell'esperienza acquisita: chi lavora da decenni da
precario percepisce il basso stipendio iniziale, con gran risparmio da
parte dello Stato. Ma lo sfruttamento del lavoro e la disparità di
trattamento economico tra lavoratori che svolgono analoghe funzioni
non è certo la via più equa, nemmeno per un ente pubblico. Tanto più
che, una volta assunto, l'ex precario ha diritto al riconoscimento del
pre-ruolo, il consistente scatto di stipendio e i cospicui arretrati.
Una beffa in agguato. Intanto emerge il pericolo, denunciato dall'Anips,
l'associazione nazionale che riunisce gli insegnanti precari storici,
che le assunzioni in ruolo, invece di attenuare il problema del
precariato espelleranno dalla scuola migliaia di precari che lavorano
da decenni. Il pericolo consiste nel fatto che solo la metà dei
docenti da assumere in ruolo saranno pescati dalle graduatorie
permanenti provinciali, mentre per il restante 50 per cento si
attingerà dalla classifica dei concorsi ordinari, tranne per quelle
poche regioni ove questi concorsi non ci sono stati. La graduatoria
dei concorsisti, però, è affollata da persone che svolgono altre
professioni e che per questo motivo sono molto in basso nelle liste
dei precari. Ma avendo ottenuto un buon punteggio al concorso, essi,
pur non avendo mai insegnato ma desiderosi di buttarsi nella scuola,
sottrarrebbero il posto ai precari, che perderebbero così anche la
supplenza annuale. La situazione, peraltro, si aggraverà fra tre anni,
quando diventerà operativo il nuovo sistema di reclutamento, voluto
dalla Moratti per rendere "più giovane il corpo docente", e che
riserva un'altra buona parte dei posti ai giovani laureati in facoltà
dedicate all'insegnamento. Ma se è così e se è vero che si stanno
moltiplicando i corsi per consentire l'accesso di nuovi supplenti
nelle graduatorie, che senso ha parlare di "risoluzione del problema
del precariato"?