Anche i dirigenti scrivono al ministero: difficile la gestione con il 20% di docenti e il 35% di amministrativi non fiss. Si mobilita il fronte dei precari. Dagli storici della scuola ai ricercatori universitari è protesta.
Il 30 giugno si terrà l´assemblea provinciale
mentre sono già migliaia le firme per difendere la qualità dell'nsegnamento
di Serena Wiedenstritt, da la Repubblica ed. di Firenze, del 20 giugno 2005
Precarietà nella scuola. Dalla primaria alle aule universitarie, passando per tutto il settore del personale tecnico amministrativo, in questi giorni la protesta monta, rischiando di diventare disamore per la scuola o per il mondo accademico. Maestri, professori, custodi o collaboratori scolastici che, dopo una vita dedicata all'insegnamento e alla formazione dei giovani vedono allontanarsi il miraggio dell'assunzione, di un impiego stabile. Due i poli di precarietà che potrebbero infuocarsi nei prossimi giorni: i precari storici della scuola, alcune migliaia in Toscana, che vedono continuamente rimandato il decreto per l'immissione in ruolo di migliaia di insegnanti a copertura di altrettanta migliaia di posti vacanti, come promesso dal ministro Moratti e stabilito dalla legge 143/04, che ha approvato un piano triennale di immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti; e i ricercatori precari, quelle figure sempre più presenti nel mondo universitario, a fare ricerca e molto spesso anche dietro la cattedra per lezioni ed esami, che il disegno di legge Moratti sullo stato giuridico dei docenti e il loro reclutamento vuole mettere come ruoli ad esaurimento. Così il 30 giugno a Firenze si terrà l´assemblea provinciale degli insegnanti precari mentre in Toscana sono già alcune migliaia le firme sulla lettera aperta che mette in relazione la precarietà dei docenti con la qualità della scuola, che traccia nitido il quadro di maestri che cambiano ogni settembre e a volte durante l´anno, senza continuità per i bambini, senza che si possa progettare un percorso formativo coerente. «In questi giorni al ministero dell'istruzione iniziano ad arrivare numerose anche le lettere di protesta a firma dei dirigenti scolastici dei circoli fiorentini e toscani - dice Alessandro Pazzaglia, segretario regionale Cgil Scuola Toscana - che evidenziano le difficoltà di gestire una scuola dove la percentuale di precarietà sfiora il 20% del corpo insegnante e arriva anche al 35% quando si parla di Ata, il personale tecnico amministrativo». Pessimismo anche nelle università toscane: davanti a un disegno di legge che svaluta la figura del ricercatore e che «dopo i nuovi emendamenti è diventato un esempio di contraddizioni e un testo incompleto e incerto», che chi presagisce un «inizio di anno accademico a rischio - dice Luciano Barbi, dell´Andu (Associazione nazionale docenti universitari) – Ora come ora vince la delusione, quella che spinge anche chi ha alle spalle anni e anni nell´università come ricercatore a pensare di uscirne». Intanto c´è chi tenta ancora la via dei documenti degli organi di ateneo: nella seduta del 14 giugno il Senato accademico dell´università di Pisa ha approvato una mozione che chiede il ritiro del disegno di legge, considerando che «il disorganico e improvvisato inserimento di emendamenti anche tra loro incoerenti ha ulteriormente e drammaticamente peggiorato un testo già totalmente insoddisfacente ». |