Sì all'ora di educazione al saper vivere insieme.

da TuttoscuolaNews N. 205, del 27 giugno 2005

 

In un periodo in cui si stanno riscrivendo i programmi di insegnamento nella scuola (le "Indicazioni nazionali" per il secondo ciclo non sono ancora note) e in cui la società italiana è attraversata da tensioni e insofferenze verso "lo straniero", arriva dalle pagine del numero di "Tuttoscuola" in edicola una proposta concreta: inserire nei programmi uno spazio rivolto al saper vivere insieme, che è anche uno dei quattro grandi obiettivi dell'Unesco per tutti i sistemi educativi.

Con l'ultima riforma, le famiglie possono suggerire alle scuole alcune ore opzionali (obbligatorie per gli istituti). Perchè non utilizzarne una parte, un'ora ad esempio, per dedicarla all'interdipendenza, all'interculturalità, al saper vivere insieme?

A caldeggiare e a dare contenuto alla proposta con un'ampia intervista è Mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della commissione della CEI per l'ecumenismo e il dialogo. E Tuttoscuola ha già raccolto i pareri favorevoli di larga parte del mondo della scuola, dai sindacati alle associazioni dei genitori e degli studenti, nonché di rappresentanti di altre religioni.

Ma come si può insegnare la convivenza fra le religioni? "Il primo passo è la conoscenza - risponde Mons. Paglia. L'ignoranza è la madre di tutti i disastri. E la scuola è chiamata in prima persona non solo a porsi il problema, ma ad avviarlo a soluzione. Conoscenza è conoscenza della cultura, della storia, della fede dell'altro. E la conoscenza porta non solo alla tolleranza, ma alla stima, all'accoglienza: sconfigge la cultura del nemico - aggiunge il vescovo di Terni -, i pregiudizi, la paura dell'altro. Tutto ciò coinvolge la responsabilità educativa: la trasmissione della conoscenza non è mai neutra, fredda, ma tesa alla convivenza".

Dunque, quale dovrebbe essere la finalità educativa di questa "ora" in classe per saper vivere insieme? "Quest'ora dovrebbe essere conoscenza e immersione nel mondo, dove si capisce la complessità della società".

 

Ma come reagisce il mondo della scuola a questa opportunità? Perché non coglierla in modo sistematico e organizzarla in modo capillare? I sindacati degli insegnanti guardano con attenzione alla proposta, convinti che debba essere rilanciata con forza all'inizio del prossimo anno scolastico.

"Saper vivere insieme - spiega Enrico Panini, segretario della FLC Cgil - non è solo questione di disponibilità personale verso l'altro, di impegno ad accoglierlo e a capirne e rispettarne le radici. In questa ottica la capacità di stare insieme agli altri non può essere delimitata in una "materia" ma deve diventare sempre più un punto di osservazione che deve attraversare l'intera programmazione scolastica. Riguarda i libri di testo e la loro impostazione, gli insegnamenti, i percorsi che ogni scuola decide autonomamente di attivare".

"Questa attività in molti casi è già entrata di fatto nella pratica didattica delle nostre scuole - dice Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola. Ma un'iniziativa che punti a favorire questa esigenza in modo più strutturato, nelle varie discipline, da italiano, storia ad altre, è positiva perchè segue la trasformazione della società italiana".

Francesco Scrima, segretario della Cisl-scuola ritiene che "questa proposta risponde agli obiettivi di Lisbona e si pone in una logica di crescita culturale sui rapporti civili e sociali. È un'ipotesi da incoraggiare".

Sul tema intervengono anche gli studenti. Simone Esposito, del Movimento Studenti di Azione Cattolica: "Personalmente sono più a favore dell'interdisciplinarità, ma la proposta di un'ora da dedicare al tema può essere, comunque, utile come provocazione".

E i genitori? Marco Fabbri, dell'Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), condivide la scelta pedagogica, ma aggiunge che "non si deve tradurre in una materia in più, ma deve caratterizzare tutto il lavoro degli insegnanti in modo interdisciplinare con il coinvolgimento delle famiglie".

Infine il parere di un rappresentante di un'altra religione, Mario Scialoja, direttore per l'Italia della Lega Musulmana Mondiale. "È una proposta interessante. Il problema è come organizzare l'ora, che non si può trasformare in un'ora di catechismo. Bisogna recuperare lo spirito con cui si faceva una volta educazione civica e adattarlo alla società di oggi".

Un'ampia sintesi dell'inchiesta è consultabile su tuttoscuola.com. La versione integrale nel numero in edicola di Tuttoscuola.