IL DECRETO «La carica dei 40mila? Non cambia nulla Anzi, lo Stato risparmia» . di s. m. da Il Giorno del 26/6/2005
ROMA — Quarantamila immissioni in ruolo per il prossimo anno scolastico, un piano che dovrebbe garantire, alla fine, l’assorbimento nella scuola di circa 80mila precari tra insegnanti e personale Ata. Ma non c’è soddisfazione tra i sindacati e, soprattutto, tra i responsabili dei Comitati insegnanti precari. Sono proprio loro, diretti interessati, a bollare il provvedimento come un atto «di grande impatto mediatico e scarso effetto pratico». I calcoli: il fabbisogno reale è di circa 100mila posti vacanti, allo stato attuale. Nel 2007 sono previsti all’incirca 200mila pensionamenti. A tirare le somme la scuola dovrebbe continuare a vivere alla giornata con docenti incaricati annualmente, se va bene. Questo sostengono i coordinamenti dei precari che accusano il governo di fare dichiarazioni «ingannevoli». «Siamo a meno del 10% del fabbisogno reale». Il richiamo è alla legge 143 del 2004, che prevede la copertura di tutti i posti vacanti con l’immissione in ruolo del 100% dei docenti necessari all’organico. Perché, allora, non si procede? Il Cip, ha una sua spiegazione e riguarda un possibile futuro taglio di posti all’interno del comparto. E’ la stessa preoccupazione che fa trapelare la Gilda. Secondo il coordinatore Alessandro Ameli, il provvedimento del governo è «tardivo e modesto, figlio di una volontà politica rivolta più agli effetti mediatici che alla necessità di dare soluzione ai problemi. Un provvedimento partorito, per di più, all’insegna del risparmio e di molti compromessi». Come se non bastasse, la Gilda ricorda che per il contratto della scuola, scaduto 18 mesi fa, «il governo non ha ancora emanato uno specifico atto di indirizzo, a quasi un mese dall’accordo raggiunto a Palazzo Chigi». E con ciò, dice Ameli, sfuma la possibilità «che il previsto aumento annunciato di 100 euro arrivi agli insegnanti in tempi brevi». Un altro punto delicato riguarda i costi. Secondo il premier Berlusconi l’immissione in ruolo di 40mila precari non comporterà costi aggiuntivi. Secondo i leader sindacali la «mossa» del governo non solo non porterà costi aggiuntivi, per via dei pensionamenti, ma addirittura procurerà risparmi alle casse dello Stato: i nuovi docenti di ruolo guadagneranno molto meno dei colleghi che vanno in pensione. Ma la questione, a viale Trastevere, non è stata così semplice. Indiscrezioni vogliono che si siano consumate non poche discussioni tra il responsabile dell’Economia e la sua collega dell’Istruzione. La Moratti aveva chiesto l’assunzione di 57mila docenti per il prossimo anno e poi, a seguire, 12mila e 19mila negli anni successivi. Il totale doveva portare a 88mila arrivi «stabili» contro i 100mila posti vacanti stimati. La cifra, alla fine, è stata limata a 40mila. Per i prossimi anni le voci parlano di 20mila e poi 10mila. Nuovo braccio di ferro con Siniscalco che non è disposto a concedere più di 60mila posti in tre anni. La Moratti sarebbe riuscita a strappare 15mila unità in più. Ma non è ancora finita. |