Il no di Blair all’Europa
ha ricadute sul sistema formativo italiano.
da
Tuttoscuola
del 29/6/2005
Nubi all’orizzonte per i progetti di educazione
degli adulti, i servizi per l’impiego, l’alta formazione,
l’inserimento nel mondo del lavoro dei disabili, il sostegno
all’occupazione femminile, i progetti per l’imprenditoria giovanile.
Settori che rischiano di perdere l’indispensabile supporto dell’Unione
Europea. Perché?
A Bruxelles nei giorni scorsi i premier europei avrebbero dovuto
decidere la contribuzione al bilancio comunitario da parte dei Paesi
aderenti, sulla base della proposta avanzata dalla Commissione
europea.
La proposta prevedeva a carico di ciascun Paese un contributo
dell’1,24% del reddito nazionale per un ammontare di circa 1.027
miliardi per la cassa comune, di cui circa un terzo (336 miliardi) da
destinare ai fondi comunitari.
Con Tony Blair in testa, si è costituito un fronte del no.
Il presidente di turno ha mediato con una controproposta dell’1,06% di
contributo a carico di ciascun Paese. Niente da fare e tutto è andato,
come abbiamo visto, a gambe all’aria.
Se va bene, si andrà forse all’1% o meno di contributo. Casse
semivuote soprattutto per i fondi comunitari, attesi particolarmente
in Italia nelle aree meridionali.
A farne le spese saranno appunto i progetti di educazione degli
adulti, i servizi per l’impiego, l’alta formazione, l’inserimento nel
mondo del lavoro dei disabili, il sostegno all’occupazione femminile,
i progetti per l’imprenditoria giovanile.
A preoccuparsi degli effetti rigoristi di Tony Blair – visto anche che
il secondo semestre di presidenza spetterà proprio alla Gran Bretagna
– sono gli assessori regionali alla formazione, primi in testa quelli
delle aree meridionali, che dovranno rivedere radicalmente gli
interventi di integrazione e sostegno alle attività formative.