Immissione in ruolo.
Niente di nuovo sotto il sole.
da
Tuttoscuola, N. del 13 giugno 2005
Un mese e mezzo fa, il provvedimento
interministeriale per il piano di immissione in ruolo dei docenti
precari veniva dato per quasi pronto, tanto da prevederne la
presentazione in Consiglio dei Ministri prima della fine di maggio.
Poi, nell’ultima seduta di maggio, il Consiglio dei Ministri ha varato
lo schema di decreto per il secondo ciclo, e i precari hanno dovuto
segnare il passo.
Ma due settimane dopo, nella seduta del 10 giugno, il decreto
interministeriale (ministeri dell’Istruzione, dell’Economia e della
Funzione Pubblica) per l’immissione in ruolo non è nemmeno stato
iscritto all’ordine del giorno.
Da fonte Miur si era appreso che avrebbero dovuto essere 55 mila i
docenti da immettere in ruolo a settembre, altri 12 mila dal settembre
2006 e 20 mila dal settembre 2007: in tutto 87 mila.
Il Miur avrebbe anche proposto l’immissione in ruolo di 5 mila unità
di personale Ata ma non è ancora noto l’eventuale assenso del
Ministero dell’Economia.
A questo punto è lecito pensare che il ritardo di presentazione non
abbia una ragione tecnica, quanto, piuttosto, una motivazione
politico-finanziaria connessa al preoccupante quadro della finanza
pubblica e della recessione economica incombente sul nostro Paese.
L’immissione in ruolo non avrebbe significativi effetti immediati per
la sostanziale invarianza tra oneri per docenti supplenti annuali e
docenti di prima nomina, ma svilupperebbe costi aggiuntivi per le
ricostruzioni di carriera dei docenti in ruolo dal secondo anno.
Se però questo ostacolo finanziario non esiste, occorre comunque
accelerare i tempi per non compromettere la tempestiva immissione in
ruolo per il prossimo anno scolastico (che per la legge 333/2001 deve
essere effettuata entro il 31 luglio).