Disegno di legge docenti universitari: Governo battuto alla Camera. Le numerose assenze di deputati della maggioranza favorisce un colpo di mano delle opposizioni che riescono a far approvare un emendamento con cui viene cancellato l'art. 1 della legge. Batti e ribatti in aula, ed il presidente di turno commenta: "Neppure Collina riuscirebbe ad arbitrare in questa confusione". di R. P. da La Tecnica della Scuola del 15/6/2005
Sul disegno di legge-delega in materia di stato giuridico dei docenti universitari il Governo va in minoranza: l'articolo 1, quello che enuncia tutti i criteri ai quali i decreti delegati dovranno uniformarsi, è stato soppresso a seguito di un emendamento presentato dall'opposizione che ha raccolto 187 voti a favore e 183 contrari. La seduta pomeridiana in cui è stato esaminato il provvedimento è iniziata male fin da subito ed è proseguita peggio, con un piccolo giallo al momento del voto. In apertura dei lavori si è presentato il primo problema: il presidente della Commissione bilancio annunciava che la Commissione stessa non aveva potuto esprimere il proprio parere in quanto il Ministero dell'Economia non aveva ancora provveduto a fornire alcuni dati essenziali. L'opposizione ha trovato subito modo di aprire le ostilità mettendo in evidenza, per bocca della diessina Giovanna Grignaffini, "lo strano caso del provvedimento in esame". E che la seduta non sarebbe stata tranquilla lo si è capito quando Mario Pepe, relatore di maggioranza, ha replicato dicendo: "Siamo giunti all'esame in assemblea dopo quattro anni di discussione proprio perché non è facile riformare l'università di questo Paese nella condizione in cui si trova ed in cui è stata condotta". Titti De Simone (Rifondazione Comunista) si è allora rivolta verso il Ministro Moratti, presente in aula, ricordando "il clima di crescente contestazione e di critica nei confronti del processo giunto alla definizione del testo in esame". "Il fatto è – ha concluso De Simone – che l'Università si configura ormai come una fabbrica di precariato, subordinata a logiche mercantili ed aziendaliste". Altrettanto esplicita è stata Alba Sasso (DS): "Ministro Moratti sappia che noi continuiamo ad essere convinti che la cosa migliore che Parlamento e Governo possano fare in questo momento, è di ritirare il provvedimento, ritiro che peraltro è stato autorevolmente chiesto in questi giorni dal CUN, dalla CRUI e dall'Accademia dei Lincei". A questo punto il piccolo giallo. L'emendamento dell'opposizione viene messo ai voti, il presidente annuncia che è respinto e passa all'esame di altri emendamenti. Sta parlando Andrea Martella, ma il presidente lo interrompe, scusandosi e annunciando, fra commenti ed applausi: "L'esito della prima votazione è diverso da quello annunciato poco fa: il tabulato ufficiale è chiaro, la maggioranza prevista è di 186 voti, ce ne sono 187 a favore e 183 contrari". Intervento di Ferdinando Adornato, presidente della Commissione Cultura della Camera: "Forse è ragionevole sospendere la seduta". I lavori riprendono 15 minuti dopo, la maggioranza insiste nel proseguire ad esaminare il provvedimento; si va avanti con un continuo batti e ribatti fra maggioranza e opposizione tanto che ad un certo punto il presidente si lascia andare ad una battuta: "Neppure Collina riuscirebbe ad arbitrare in questa situazione". La seduta si chiude verso le 19,30, l'esame del resto del provvedimento è rinviato. |