Nuove superiori, l'avvio è aleatorio.
Non ci sarebbero i tempi per far decollare il
sistema dal 2006
da
ItaliaOggi del
28/6//2005
È una condanna senza appello, nonostante la
dichiarata disponibilità al dialogo, quella con cui il Consiglio
nazionale della pubblica istruzione boccia il decreto attuativo sulla
secondaria superiore. Il parere negativo espresso all'unanimità dai
membri del comitato, e reso pubblico lo scorso 22 giugno, riguarda,
innanzitutto, il metodo scelto dal dicastero di viale Trastevere
nell'elaborare la bozza del nuovo ordinamento. Al ministero si
rimprovera di aver proceduto in maniera isolata escludendo dal
processo regolamentare e legislativo docenti, genitori e alunni. In
particolare, il Consiglio lamenta di non essere mai stato coinvolto
nella discussione di quella parte del decreto relativa ai programmi
(ovvero agli obiettivi specifici di apprendimento) parte sulla quale
avrebbe avuto tutto il diritto a esprimere un parere se non
vincolante, quanto meno consultivo.
Quanto al decreto stesso, e al di là delle dichiarazioni dei suoi
estensori che lo presentano come pressoché definitivo, esso viene
considerato incompleto e, pertanto, inadeguato a regolamentare
questioni fondamentali: dalla valutazione dei crediti ai fini del
passaggio da un sistema di liceo a un altro alle modalità di
riconoscimento tra i crediti acquisiti nei percorsi liceali e quelli
acquisiti nei percorsi di istruzione e formazione professionale,
riconoscimento necessario a garantire la libertà di movimento tra i
diversi percorsi; dalla quota orario del curricolo obbligatorio
spettante alle regioni alla definizione dei programmi di studio e
degli standard minimi formativi.
Materie, queste, ricadenti nell'ambito della cosiddetta legislazione
concorrente e che avrebbero richiesto un'intesa tra stato e regioni in
base all'articolo 7 della legge n. 53/2003. Ma al momento, denuncia il
Cnpi, non risulterebbe essere stato avviato neppure un inizio di
confronto. Non a caso, la stessa Conferenza stato-regioni si sarebbe
espressa avanzando nei confronti del governo una critica di
legittimità. Ed è nota, in merito, la dura presa di posizione della
regione Toscana che ha reso esplicita la propria opposizione ´a ogni
progetto di riforma del sistema scolastico volto a smantellare la
struttura della scuola pubblica e a impoverirne i contenuti con una
progressiva riduzione di fondi e risorse' (si veda ItaliaOggi di
martedì scorso). Opposizione cui ha fatto seguito l'invito al governo
a sospendere il processo di riforma del sistema scolastico e ad
avviare un confronto con regioni, enti locali e autonomie scolastiche.
Stessa richiesta è stata avanzata, solo il 20 giugno scorso, dalla
giunta della provincia di Milano.
Un iter dunque un po' pasticciato, quello del decreto legislativo sul
secondo ciclo, che avrebbe invece tratto solo vantaggio dal procedere
parallelo e dialogante tra attività regolamentare e attività
legislativa. Ma così, e sin dall'inizio, non è stato, ´sicché sembra
quanto meno aleatoria', è il giudizio del Cnpi, ´se non addirittura
velleitaria, la previsione di avviare la riforma del secondo ciclo del
sistema educativo a cominciare dall'anno scolastico 2006/2007'. Ma il
parere del Consiglio nazionale della pubblica ostruzione è più
articolato e non si limita a questioni procedurali, riguardino esse il
metodo o la rivendicazione di sfere di competenza peraltro definite
dalla legge. I membri del Cnpi entrano nel merito delle singole
questioni e ne affrontano analiticamente i punti critici attraverso
l'esame comparato tra il decreto legislativo e le norme di riferimento
contenute nel testo di legge. Esame dal quale emergerebbero, a
giudizio del Cnpi, divergenze spesso frequenti. Fra i temi, quello
relativo alla continuità didattica e formativa tra primo e secondo
ciclo o, ancora, quello inerente alla riduzione dell'orario opzionale
facoltativo e al conseguente aumento dell'orario obbligatorio.
Ma è soprattutto l'articolazione del rapporto tra istruzione e
formazione professionale a essere criticata. Lo schema del decreto,
denuncia il Consiglio, presenta una certa separazione tra il sistema
dei licei e quello della formazione e istruzione professionale' che
non parrebbe garantire pari dignità ai diversi percorsi. Permarrebbe
dunque la polverosa distinzione tra il conoscere e il fare, tra il
sapere e la sua applicazione, tra il sistema educativo e la domanda
del mercato. Un sistema solo apparentemente unitario ma tale, secondo
il Cnpi, da costringere gli studenti a scelte troppo precoci. Un
richiamo, è poi formulato, a considerare il quadro degli obiettivi
specifici di apprendimento non il semplice e scarno elenco di
contenuti disciplinari così come, invece, lascerebbe intendere il
mancato riferimento ai quadri orario degli insegnanti e alle finalità
educative che la scuola persegue. Quella del Cnpi non vuole essere
solo una denuncia ma l'invito a riequilibrare il diritto di ognuno
alla individualizzazione dei percorsi di studio con il diritto di
tutti a vedersi garantita la dignità del percorso scelto.