Valditara e l'immissione in ruolo dei precari.
di M. Borello, dal sito della Gilda della Lombardia, 18/1/2005
La recente proposta del senatore Valditara per l’immissione in ruolo degli insegnanti precari, a fronte di una rinuncia al diritto alla ricostruzione della carriera, non è condivisibile nelle forme in cui è stata presentata dal parlamentare. Ha però il merito di porre in agenda, alla vigilia della riforma del sistema di reclutamento dei docenti, l’annosa questione riguardante le decine di migliaia di insegnanti che, per essere assunti nella scuola pubblica, hanno seguito il lungo percorso degli incarichi annuali e delle supplenze, inserendosi nelle graduatorie permanenti. Fermo restando il titolo all’assunzione sulle cattedre vacanti in organico di diritto - da destinare, per il 50%, alle graduatorie permanenti e, per il restante 50%, alle graduatorie del concorso ordinario ovvero ai diplomati delle nuove scuole di specializzazione per l’insegnamento - la scuola pubblica deve porsi il problema del superamento del sistema degli incarichi annuali e delle supplenze, col quale si sono fin qui coperti i posti disponibili in organico di fatto. Gli insegnanti precari devono, quindi, avanzare una loro proposta unitaria per la risoluzione della questione che li riguarda, senza permettere a politicanti e “soloni”, che non conoscono la realtà della scuola, di imporre progetti che non tengono conto alcuno delle esigenze di incaricati e supplenti, né tantomeno dei bisogni concreti dell’istruzione pubblica. La proposta unitaria dei precari deve quindi prendere spunto dall’idea di Valditara e prevedere l’assunzione a tempo indeterminato non solo sui posti in organico di diritto (con le regoli attuali o con le regole dettate dalla riforma del reclutamento) ma anche sulle cattedre vacanti in organico di fatto, sebbene, in quest’ultimo caso, senza costi aggiuntivi per l’erario. Si tratta cioè di aprire un’area contrattuale separata, e consentire - con le risorse che attualmente lo stato ogni anno mette a disposizione per l’assunzione a termine dei precari - di assumere a tempo indeterminato dalle graduatorie permanenti (e soltanto dalle graduatorie permanenti) sui posti liberi in organico di fatto. Si ribadisce che questo cambiamento non intaccherebbe il sistema di reclutamento (vecchio o nuovo che sia) sulle cattedre disponibili in organico di diritto. Questa novità non toglierebbe nulla a nessuno, ma darebbe qualcosa agli attuali precari e ai loro alunni, nonché alla scuola pubblica in generale. La scarsità delle risorse a disposizione imporrebbe ai precari alcuni sacrifici, come d’altronde richiesto da Valditara. Si tratterebbe anzitutto di rinunciare alla ricostruzione della carriera, ma non solo, occorrerebbe anche accogliere la possibilità di non ottenere scatti di stipendio e addirittura accettare una decurtazione della retribuzione, purché questa - calcolata su base annuale - sia equivalente alla somma dell’attuale compenso percepito annualmente dagli incaricati (in servizio da settembre a giugno) e dell’indennità di disoccupazione percepita dagli stessi incaricati (in servizio da settembre a giugno). Ovviamente i neo-assunti dalle graduatorie permanenti non avrebbero nessun diritto alla stabilità del posto, ma sarebbero di anno in anno utilizzati sulle cattedre disponibili nella provincia ovvero, in mancanza, nella regione. La contrattazione collettiva conosce già queste forme di cosiddetta solidarietà interna, si tratterebbe di applicarle al mondo della scuola, che ne ha effettivo bisogno. In questo modo, già dal prossimo anno scolastico le assunzioni sulle cattedre libere in organico di fatto potrebbero essere a tempo indeterminato, e non più a termine. Dall’anno successivo, le graduatorie permanenti non dovrebbero più essere utilizzate per gli incarichi e per le supplenze, ma soltanto per le assunzioni sui posti disponibili in organico di diritto, cosicché le poche nuove cattedre libere in organico di fatto potrebbero essere coperte dai dirigenti scolastici attribuendo ore aggiuntive ai docenti in servizio, o stipulando contratti di collaborazione, o ancora attingendo dalle graduatorie di istituto. Comunque, i nuovi destinatari di contratti per l’insegnamento non otterrebbero punteggio valido per l’immissione in ruolo (tranne che non siano già inseriti nelle graduatorie permanenti), al fine di evitare la creazione di nuovo precariato. Beninteso i neo-assunti dalla graduatorie permanenti sui posti disponibili in organico di fatto non sarebbero per sempre figli di un Dio minore, ma otterrebbero lo status giuridico di tutti gli altri insegnanti della scuola pubblica, appena - tenendo conto della posizione di ciascuno di loro in graduatoria permanente - saranno assunti a tempo indeterminato su un posto libero in organico di diritto. Questa proposta non esclude, infatti, che le graduatorie permanenti continuino a essere adoperate per le immissioni in ruolo sui posti disponibili in organico di diritto. |