E qualcuno spara già su Prodi . . .

da ScuolaOggi del 12/1/2005

 

La tendenza a dividersi all’interno dello schieramento politico di centro sinistra, l’irrefrenabile cupio dissolvi, si manifesta anche all’interno dei cosiddetti movimenti che si sono sviluppati all’interno della scuola, fra gli insegnanti e i genitori. Ne sono un esempio eloquente alcune posizioni che sono emerse recentemente all’interno del dibattito di Retescuole. Ci riferiamo ad un lungo intervento in rete di Michele Corsi che, subito dopo la manifestazione dell’Ulivo a Milano dell’11 dicembre con il discorso introduttivo di Romano Prodi, non trova di meglio che attaccare duramente Prodi, i leader politici dell’opposizione tutti, l’intero centro sinistra. Perché? Fondamentalmente perché Prodi avrebbe fatto accenni generici alla questione scuola e non avrebbe “parlato male” della Riforma Moratti. Soprattutto non avrebbe usato la parola magica “abroghiamo la Riforma Moratti”. Di più: anche se avesse parlato di abrogazione della riforma Moratti, sostiene Corsi, la sua visione della realtà e della scuola non sarebbe comunque accettabile perché improntata ad una logica di “produttivismo”, di innovazione tecnologica, di “competività” a livello internazionale. Una logica, insomma, di “mercato”. Poco importa se Prodi ha parlato di innovazione della ricerca, della scuola e dell’Università, se ha rimesso la scuola al centro dell’agenda politica, se ha parlato di equità e di parità, della necessità di dare nuova dignità al lavoro dei giovani.

Ora, al di là delle affermazioni di intenti politici e di “valori” (pure importanti) ammettiamo che l’Ulivo e il centro sinistra nel suo complesso sono in ritardo nella delineazione di un programma per la scuola. Non dimentichiamo, peraltro, che il precedente governo di centro sinistra una riforma l’aveva partorita, la riforma dei cicli di Berlinguer, a nostro avviso profondamente innovativa anche se incompiuta e indefinita in molte parti.

Ma ora, cosa propone il centro sinistra, al di là dello slogan dell’abrogazione della riforma Moratti? Cosa si mette al suo posto? Perché è qui che casca l’asino. Non basta dire “abroghiamo la Moratti”, come pensano forse M. Corsi e Retescuole. Il problema è il “dopo Moratti”, ammesso e non concesso di vincere le prossime elezioni politiche. E qui - abbiamo l’impressione- c’è il vuoto generale. Cosa propongono gli stessi Corsi e Retescuole? Il ripristino e il mero mantenimento della scuola esistente pre-Berlinguer e pre-Moratti? Una scuola elementare e una scuola media ancora divise, separate (magari “in casa” come negli istituti comprensivi) e una scuola superiore così com’è?

Ha ragione inoltre chi sostiene che con l’abrogazione sic et simpliciter della legge n. 53/2003 si verrebbe a determinare un vuoto legislativo. Questo non accadde con la “sospensione” prima e la cancellazione poi della legge di riordino dei cicli n. 30/2000 (tra i primi atti di governo del Polo!) perché, in assenza delle disposizioni attuative, di fatto erano ancora in vigore le norme precedenti (T.U. 297/1994, L. 148/1990 ordinamento scuola elementare, L.348/1977 scuola media, ecc.). Ma ora la legge 53/2003 (e soprattutto il decreto legislativo n.59/2004, v. art.19 “Norme finali e abrogazioni”) tali norme hanno sostanzialmente annullato e quindi non sono più vigenti, mentre è già in corso d’attuazione la riforma Moratti stessa. Il problema dunque, sul piano giuridico oltre che politico, esiste eccome e non può essere eluso.

E ancora, sul piano dei programmi e dei contenuti: se le indicazioni e i documenti sui curricoli proposti da Berlinguer-De Mauro, che a noi non sembravano poca cosa, non andavano bene, quali contenuti innovativi si propongono? Il mero mantenimento dei programmi della scuola elementare del 1985 e della scuola media del 1979? E’ vero che per molti versi sono ancora attuali, ma sono pur sempre datati (vent’anni e più non sono pochi, in tempi di innovazioni tecnologiche…).

Insomma, ci sembra che si ragioni un po’ troppo per slogan e in maniera fortemente ideologica. D’accordo su una linea di contrasto nei confronti di una Riforma che nella scuola rappresenta un ritorno al passato remoto (l’insegnante unico, il tempo scuola ridotto), ma qual è la “proposta di scuola” dello schieramento alternativo alla Casa delle libertà ed al governo Berlusconi? Perché questo è il punto: per vincere bisogna avere un programma comune, essere d’accordo su alcuni (pochi) punti ma essenziali. Qual è allora la base comune? Ci sembra che la sottolineatura e la ricerca continua di elementi di “differenza”, di “divisione”, invece che di unità e di condivisione, non possa portare che ad un solo risultato: quello di perdere e di lasciare il governo in mano al centro destra per un altro quinquennio. Altro che abrogare la Moratti, allora..!