P a v o n e R i s o r s e

 

Anime morte e anime nere.

Non basta il "salvifico" biennio integrato delle regioni "rosse".

 di Andrea Bagni, da Pavone Risorse del 15/1/2005

 

La campagna elettorale è cominciata già, da un pezzo. Ed è un disastro. Per la scuola e non solo.

Il fatto è che Berlusconi e Moratti stanno davvero mantenendo le promesse, non si lasciano invischiare nelle questioni "banali" di rispetto del parlamento (che si ritrova ogni tanto per votare maxi-emendamenti e fiducia) e pongono a modo loro, stile Bush, la questione dei fondamenti. Tasse, Costituzione, divisione dei poteri. Non nasce con no taxation without representation lo stato moderno liberale?

Su questa roba il centrosinistra è uno spettacolo deprimente. E fosse solo questione di gruppi dirigenti di fed gad udeur. Fosse solo che quasi su nulla si sa cosa voglia fare – un giorno la riforma Moratti va abrogata, un altro non si fanno riforme della scuola ogni legislatura, un altro ancora ci vuole il buono-scuola. È che si è abituato da decenni a competere nella modernizzazione con l'argomento "noi possiamo farlo meglio". Le stesse cose magari – mobilità del lavoro, tasse, tagli allo stato sociale, pensioni – ma con più serietà, prestigio internazionale, accordo dei sindacati.

Una politica come amministrazione contrapposta alla radicalità eversiva di Berlusconi. Anime morte contro anime nere.

Così non funzionerà.

Non è vero, come dicevano molti, che basta lasciarli governare; oppure che quando gli italiani faranno i conti nelle loro tasche capiranno. Potrebbero preferire l'immaginario al materiale - c'è tutta un'industria che ci lavora.

E poi nelle scuole com'è la sinistra di governo?

Le regioni rosse alla separazione dei percorsi della Moratti rispondono con il "salvifico" biennio integrato: come se il saper fare c'entrasse qualcosa con l'orizzonte soggettivo e oggettivo di una formazione "per chi non è fatto per studiare"... come se fare moduli di formazione professionale dentro un liceo ti facesse sentire meno escluso che in un istituto regionale. Casomai il contrario.

Nelle superiori poi si approva il liceo economico o tecnologico senza quasi sapere che cos'è (c'è il latino in tutti i bienni, ma forse è solo "elementi di" o forse è letteratura, c'è la filosofia ma potrebbe essere "filosofia economica"...). L'importante è non lasciare che sia il tecnico accanto ad acquisire il nome di liceo e lasciare noi nell'inferno regionale - "nomina sunt essentia rerum". E mentre si argomenta a favore di una formazione liceale necessaria per qualunque lavoro, si attiva anche una classe integrata perché "ci sono tanti ragazzi in difficoltà con lo studio". Le cose della Moratti sono classiste, ma se le facciamo noi sono recupero dell'insuccesso, valorizzazione della cultura del lavoro ecc.

Non funzionerà così.

La sfida dei fondamenti potrebbe anche liberare dalla degradazione della politica a tecnica di governo, ma certi valori o vivono nelle pratiche diffuse ed esistono nelle soggettività, o sono pura retorica, vagamente nostalgica. Perdente.

Allora bisogna trovare il modo di continuare ad esistere lì dove abitiamo, dove lavoriamo e viviamo, tessendo con pazienza la grammatica di un altro discorso materiale e simbolico. Generativo.

Ad esistere - cioè resistere - in profondità, vicino alle radici, accanto ai desideri, là dove si formano anche per noi i sogni.