Università, riparte la protesta I rettori: ci hanno emarginato. Il ddl sullo stato giuridico sta per approdare alla Camera Per il 2 marzo indetto lo sciopero. di Anna Maria Sersale, da Il Messaggero del 6 febbraio 2005
ROMA - «Il disegno di legge delega sullo stato giuridico è blindato e il mondo universitario è stato escluso dall’elaborazione di un provvedimento che lo riguarda». Lo dicono i Consigli di facoltà, i Senati accademici e i Collegi dei presidi, mentre nelle università riparte la protesta. E lo dicono i rettori di tutta Italia che ieri si sono riuniti in assemblea straordinari. I “magnifici” hanno ribadito con forza anche la necessità di «individuare soluzioni rapide che non comportino blocchi delle assunzioni». Il 21 febbraio, giorno in cui alla Camera inizierà il dibattito sulla riforma, ci sarà una manifestazione sul piazzale di Montecitorio. Si riapre così lo scontro con il governo. Al sit-in e alla mobilitazione degli atenei, segue una giornata di sciopero nazionale. Il 2 marzo le università si fermeranno. La protesta è sostenuta quasi dall’intero arco sindacale e da tutte le associazioni della docenza. Sono dodici le sigle in campo, tra queste Cisl, Cisal, Snals, Cgil, Adu e Andu. Da mesi gli atenei chiedono il «ritiro del ddl» che, a loro giudizio, «minaccia l’autonomia» e «danneggia l’università pubblica». Ecco i punti contestati: «L’assenza di qualsiasi riferimento all’attività di ricerca», «il ricorso a contratti di diritto privato», «l’abolizione della distinzione tra tempo pieno e tempo definito», che, cancellando il rapporto esclusivo che la maggioranza dei docenti ha con le università, rischia di avviare un «processo irreversibile di disimpegno». E ancora: «La messa ad esaurimento dei ricercatori», «la centralizzazione delle decisioni e il trasferimento agli atenei di scelte solo marginali», lasciando sul tappeto i problemi della «precarietà» e della «mancanza di risorse» con l’unica prospettiva di recuperare fondi facendo leva sulle tasse a carico degli studenti. Nonché il «ricorso ad incarichi a tempo determinato per i posti di prima e seconda fascia, successivo ad un percorso di precariato di almeno otto anni». Il ministero dell’Istruzione e dell’Università smentisce. Afferma che «il disegno di legge non si presenta così come viene descritto» e che i «timori dei docenti sono del tutto infondati». Il ministero chiede anche agli atenei (lo prevede un decreto legge) la presentazione entro il 31 marzo di piani triennali di assunzione del personale, riservandosi di valutare la compatibilità con i soldi a disposizione. Resta il fatto che la Crui, la Conferenza nazionale dei rettori, pur volendo garantire posizioni equilibrate, ha ribadito il suo fermo «no al blocco dei concorsi» e ha rivendicato la necessità di «riconoscere a pieno titolo il ruolo docente ai ricercatori». I rettori chiedono anche il ritiro del ddl e il passaggio alla «legge ordinaria» che possa permettere la «ripresa del dibattito parlamentare». «E’ grave - affermano i prof universitari - la scelta di iniziare il 21 febbraio la discussione in aula passando sulle nostre teste». |