Riparte la corsa verso la pensione.

Aumenta il personale scolastico che si ferma dal 1° settembre.

da ItaliaOggi del 15/2/2005

 

Dopo alcuni anni di relativa calma potrebbe essere ripresa la corsa, soprattutto verso la pensione di anzianità, del personale della scuola.
Il numero dei dirigenti scolastici, dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario che cesserà dal servizio dal prossimo 1° settembre per dimissioni volontarie o per raggiunti limiti di età o di servizio potrebbe infatti risultare superiore almeno del 24% rispetto al numero di quelli collocati a riposo con diritto a pensione dal 1° settembre 2004.

È quanto prevede ItaliaOggi proiettando su scala nazionale i primi dati relativi appunto al numero del personale scolastico che in alcune province prese a campione ha chiesto e ottenuto di essere collocato a riposo dal prossimo 1° settembre. Le province prese in considerazione sono le stesse utilizzate negli anni scorsi per elaborare analoghe proiezioni che si sono successivamente dimostrate esatte per il 90-95%. La previsione elaborata da ItaliaOggi, come riportata nella tabella, ipotizza un aumento, anche di notevoli dimensioni, dei docenti appartenenti a tutti gli ordini e gradi di scuola e, in particolare, di quelli in servizio nella scuola media e nelle scuole secondarie di secondo grado, che avrebbero chiesto e ottenuto di essere collocati a riposo.

Nella tabella non vengono invece riportati i dati previsionali relativi ai dirigenti scolastici. Ciò è dovuto alla circostanza che per questo personale i termini per la presentazione della domanda di dimissioni dal servizio non sono ancora scaduti.

Tre i motivi prevalenti che potrebbero avere indotto un così elevato numero di personale scolastico a chiedere di cessare dal servizio, pur possedendo già i requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione anticipata di anzianità e, quindi, senza il pericolo di incappare nei nuovi requisiti previsti dalla riforma Maroni, oppure a non esercitare il diritto alla permanenza in servizio oltre i limiti di età. Il primo dei motivi sembra essere collegato alla riforma degli ordinamenti prevista dalla legge 28 marzo 2003, n. 53, e alle norme generali relative al secondo ciclo del sistema di istruzione e formazione contenute nello schema di decreto legislativo predisposto dal ministro Letizia Moratti. Un notevole peso nella decisione di cessare dal servizio sembra avere avuto sia il previsto trasferimento alle regioni dell'istruzione professionale e del personale che in essa vi opera sia una riduzione degli organici con conseguente pericolo di essere considerati in soprannumero e/o di perdere la sede di titolarità.

Un secondo motivo, non meno rilevante, è il diffuso timore che i prossimi decreti delegati, che stanno per essere predisposti in applicazione della legge 23 agosto 2004, n. 243, modifichino in senso peggiorativo i criteri di calcolo per la misura della pensione dei pubblici dipendenti.

Il terzo dei motivi che potrebbe non aver facilitato la permanenza in servizio sembra vada ricondotto alla mancata estensione, anche al personale della scuola, degli incentivi a posticipare il pensionamento previsti dall'articolo 1, comma 12, della citata legge n. 243/2004.

Oltre il 70% del personale della scuola che, sulla base dei dati previsionali elaborati da ItaliaOggi, cesserà dal servizio il prossimo 1° settembre possiede i requisiti richiesti ai lavoratori dipendenti del settore privato per beneficiare degli incentivi (57 anni di età e 35 di anzianità contributiva oppure, indipendentemente dall'età, 38 anni, ovvero 39 anni di contribuzione rispettivamente per il biennio 2004-2005 e per il biennio 2006-2007).

Se l'incentivo fosse stato esteso anche ai dipendenti pubblici, probabilmente una parte di quel 70% avrebbe rinunciato a chiedere di cessare dal servizio. Ragioni di stato e problemi di bilancio statale non lo hanno invece consentito, con il risultato che è quello in precedenza ipotizzato.