Riforma Moratti e riforma Berlinguer: un problema in comune. da Tuttoscuola di venerdì 11 febbraio 2005
La soluzione più corrispondente allo spirito della legge 53, sarebbe stata quella di costruire i due sottosistemi, quello dell’istruzione e quello dell’istruzione e formazione professionale, a partire dalle due aree nelle quali si è storicamente distribuita la domanda sociale di istruzione secondaria nella scuola italiana, quella dei licei e quella degli istituti tecnici e professionali. Ma questa soluzione, coerente anche con l’assetto definito dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, che ha assegnato alle Regioni la competenza legislativa esclusiva sul "sistema di istruzione e formazione", ha suscitato la resistenza di un variegato fronte, comprendente parte della maggioranza e Confindustria, che ha spinto per l’inserimento della ex istruzione tecnica nell’area dei licei anche per diffidenza verso l’affidabilità delle stesse Regioni. Così si è così tornati di fatto alla soluzione "tutti licei" della legge n. 30 (Berlinguer), anche perché la maggior parte degli istituti professionali, come ha mostrato uno studio della UIL scuola (www.uilscuola.it), trova corrispondenza nei molti indirizzi del liceo tecnologico (otto) e di quello economico (due, ma in realtà quattro). In questo modo si è però ripresentata la difficoltà che aveva caratterizzato anche la legge n. 30: l’innaturale coesistenza, all’interno dei nuovi licei, di percorsi generalisti, propedeutici ad altri studi (in linea con i licei "storici"), e di percorsi orientati all’acquisizione di competenze specialistiche (ex tecnici, professionali e istituti d’arte), deprivati però delle discipline e attività più mirate alla acquisizione di queste ultime. Insomma il modello Berlinguer, che affermava l’unitarietà dell’istruzione secondaria, non riusciva a garantirla, mentre il modello Moratti, che afferma la "pari dignità" di due distinti sottosistemi, allo stato attuale delle cose ne fa vedere uno solo, sovraccarico di indirizzi che per acquistare il blasone della licealità comprimono lo spazio delle attività e discipline che li dovrebbero caratterizzare, con risultati in conclusione non troppo diversi da quelli che si evincevano dal modello Berlinguer. |