L'entropia del sistema scolastico. di Angelo Gallotta, dall'ADACO del 13/2/2005
L'entropia la possiamo definire come una grandezza fisica che quantifica l'attitudine di una quantità di calore a convertirsi in lavoro. La si può anche definire in forma statistica come una misura del grado di disordine di un sistema. Per chiarire meglio il concetto, facciamo un esempio. Supponiamo di sistemare delle palline numerate, secondo un certo ordine, sul fondo di una scatola. Se agitiamo la scatola, le palline si disporranno in maniera casuale e disordinata. Possiamo agitare la scatola quanto vogliamo ma le palline avranno una probabilità pressoché nulla di disporsi secondo l'ordine iniziale. Immaginiamo che nella scatola, con tutto il rispetto per le palline, al loro posto ci siano 200 mila precari. Se agitiamo la scatola vedremo che la loro sistemazione iniziale subirà una forte alterazione e si distribuiranno al suo interno in maniera caotica e disordinata. Per agitare una scatola contenente 200 mila persone, però, ci vuole un congegno di altissima tecnologia meccanica. Questo autentico capolavoro di ingegneria lo ha realizzato il senatore Asciutti attraverso i suoi emendamenti alla legge n. 143/04. Il doppio punteggio per chi insegna nei comuni montani, l'elenco dei comuni montani, la retroattività del provvedimento, sono quanto di più cervellotico si possa concepire. Le preleggi dicono che una legge non può avere effetto retroattivo tranne che in materia penale e inoltre deve essere giusta e ragionevole. Anche se non conosciamo i parametri che stabiliscono il grado di ragionevolezza di una legge, abbiamo la consapevolezza che una équipe di matti non riuscirebbe a fare peggio. Come se non bastasse il Ministro Letizia Moratti è convinta che continuando ad agitare la scatola riuscirà a mettere le cose al posto giusto. Anziché adottare i provvedimenti suggeriti dalle organizzazioni dei precari di Cipan, di ADACO e dei Coordinamenti Siciliani affinché:
L'infausto proposito di attuare le disposizioni di cui alla legge n. 53/03 (stato giuridico degli insegnanti, riforma dei cicli scolastici) equivale a portare allo stato limite il grado di disordine. Questa è l'entropia scolastica. In questi ultimi giorni sta suscitando molta agitazione la proposta del senatore Valditara. Il 15 febbraio p.v. ci sarà a Roma un incontro, organizzato dalla Gilda, che vedrà il senatore Valditara in un confronto con le associazioni dei precari. La proposta consiste in un piano pluriennale di immissione in ruolo di 90 mila precari a condizione che gli stessi rinuncino per cinque anni alla ricostruzione di carriera e al relativo trattamento economico. Niente di nuovo perché un piano triennale di immissione in ruolo è previsto nella legge n. 143/04. La legge finanziaria, però, non dispone della copertura necessaria. Ma una legge che non tiene conto dell'attuazione di una precedente, che legge è? Come si vede, anche le leggi scritte nero su bianco in Italia, con questo governo, assumono lo stesso valore delle promesse dei politici. La furbizia del senatore Valditara, però, sta nel fatto che le immissioni in ruolo dovrebbero avvenire a decorrere dal 2006, ovvero dopo le elezioni. Il motivo che porta a fissare questa data è dovuto alle procedure burocratiche, dice Valditara. Però si sono fatte immissioni in ruolo nel settembre scorso, a tamburo battente, su graduatorie fatte e rifatte nel periodo di ferragosto e senza badare a spese. È evidente che si tratta dell'ennesimo tentativo di fregare i precari in previsione delle elezioni del 2006. Vorrei ricordare che se non si tiene conto di una legge già scritta, come si può fare affidamento su una promessa? Valditara dovrebbe sapere che i precari sono come i cerini, e il cerino lo freghi una volta e poi non lo freghi più Se si potessero nominare senatori i cavalli, come faceva Caligola, si eviterebbe di eleggere gli asini. Però, per eleggere un senatore, cavallo o asino che sia, ci vogliono i voti. Se ci riflettiamo, ci accorgiamo che ogni precario dispone, oltre che del voto proprio, dei voti di un coniuge o fidanzata/o, di due genitori, due suoceri, un fratello o sorella con relativo coniuge, un/una cognato/a per un numero minimo di cinque che senza disturbare la zia e i cugini, può arrivare a dieci.Se moltiplichiamo il 5 e il 10 per 200 mila otteniamo un numero di voti che va da un milione a due milioni. E con un valore medio di un milione e cinquecentomila voti non si potrebbe contrattare in conto proprio la soluzione del problema che attraversa l'intero sistema scolastico senza ricorrere a intermediari? Se lo fanno i radicali e gli altri piccoli partiti, pur essendo numericamente inferiori, perché non dovremo farlo noi? Senza contare che tutti coloro i quali operano nel mondo della scuola come docenti, personale ATA, alunni e genitori, stanchi dell'entropia del sistema scolastico, potrebbero anche darci una mano. Le imminenti elezioni regionali costituiscono un valido banco di prova, è un'occasione da non perdere.
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