Un decreto legislativo del governo per le assunzioni dei prof. Ma i diritti acquisiti verranno pagati solo in un secondo tempo. Scuola, cattedra a 200 mila precari entro 5 anni. I primi 50 mila già a settembre. E dal 2009 maestri con la laurea e tirocini con tutor per un anno. di Luigi Pasquinelli, da Il Messaggero del27/2/2005
ROMA Il Governo mette mano a un problema che si trascina da anni, quello dei prof di scuola precari. Sono circa 200 mila in Italia, occupano cattedre a tempo determinato, nessuna certezza nel loro futuro. All’orizzonte sembra ora schiudersi uno spiraglio di speranza. Il consiglio dei ministri ha incaricato la responsabile dell’Istruzione, Letizia Moratti, di escogitare, insieme ai colleghi dell’Economia e della Funzione Pubblica, meccanismi in grado di riassorbire nei prossimi cinque anni tale frustratissimo esercito. «La loro assunzione era finora impedita dalla cosiddette ricostruzioni di carriera spiega il senatore di An Giuseppe Valditara, una delle ”anime” del provvedimento che obbligavano lo Stato a pagare scatti di anzianità pregressi, una montagna di soldi mai disponibili. Per aggirare il problema procederemo prima alle assunzioni e in un momento successivo, entro cinque anni, salderemo i diritti acquisiti». Già dal prossimo settembre dovrebbero entrare in ruolo 50 mila prof, tanti sono infatti, secondo il governo, i buchi da coprire nella scuola italiana. Il ministro Moratti sottolinea che il processo di reintegrazione dei precari nella scuola è cominciato da tempo: «A partire dal 2001, 90 mila tra docenti e tecnici hanno ottenuto il contratto a tempo indeterminato, abbiamo già ridotto del 30 per cento il precariato storico», assicura. Ma su cifre e percentuali le parti sociali raramente concordano. Sostiene la Cisl, attraverso il segretario generale per la Scuola Francesco Scrima, che i precari sono non 200 mila ma 350 mila e che i posti vacanti nel sistema scolastico ammontano non a 50 mila ma a 150 mila. L’impegno del governo per sanare la piaga dei “senza fissa carriera” è maturato all’interno di un consiglio dei ministri che ha approvato ieri mattina un decreto legislativo sulle nuove modalità di accesso alla professione di insegnante. I futuri maestri (la riforma scatterà non prima del 2008/2009), anche quelli elementari, dovranno essere necessariamente laureati. Dopo il diploma accademico triennale dovranno superare un biennio specialistico magistrale che si concluderà con l’esame di Stato. Prima di essere assunto definitivamente il candidato dovrà però dimostrare di saper gestire compiti e lavagne durante un anno di tirocinio sotto la supervisione di un tutor. Il numero di aspiranti insegnanti non sarà lasciato al caso, dipenderà dal fabbisogno delle scuole su base regionale. Ogni ateneo organizzerà tirocini e prove di accesso, si coordinerà inoltre con università e scuole della regione. La programmazione dei corsi terrà conto del numero di insegnanti e studenti. «Così assicura la Moratti gli aspiranti insegnanti avranno la certezza del posto di lavoro». Ma i sindacati, che sembrano non accontentarsi di progetti e promesse, fissano uno sciopero generale di scuola e università, nell’ambito di quello per il pubblico impiego, per il 18 marzo. «Il Governo dice Enrico Panini della Cgil non intende rinnovare i contratti di lavoro di milioni di persone scaduti da oltre un anno, in alcuni casi da tre». E sul riassorbimento dei precari Piero Bernocchi dei Cobas non ha dubbi: «In tale decreto osserva è evidente l’assoluta mancanza di un piano coerente e organico delle assunzioni del personale precario nel rispetto dei diritti acquisiti». |