Supplenze da 766.000.000 di Euro . . .

di Rossoantico, da ScuolaOggi del 21/2/2005

 

E’ l’ennesimo tetto imposto alla scuola per le supplenze dalla legge finanziaria per il 2005.

Tale cifra viene tagliata del 25% per il 2006, portando lo stanziamento a 565.000.000 di euro.

Milano ha avuto nel 2004 un’assegnazione annua di circa 20.000.000 di euro, così
ripartiti:

- Infanzia 2.200.000,

- Primaria 9.600.000,

- Media 2.700.000,

- Superiori 2.450.000,

- ATA 2.900.000.

A ciò va aggiunta un’integrazione di pari valore con la specificità dell’Infanzia/Primaria, i cui 10.000.000 sono andati per il 50% a retribuire maternità e assenze lunghe.
Già quest’anno dalle scuole si segnalano enormi difficoltà nel reperimento dei supplenti.

Da un lato abbiamo i limiti imposti dalla legge e dai contratti.

Le assunzioni dei supplenti possono avvenire dopo 5 giorni nella primaria e dopo 15 nella secondaria. Agli studenti va comunque garantito il monte-annuo curricolare, sancito sia dalla vecchia normativa sia dalla nuova (riforma Moratti ).

Il MIUR può far uscire le graduatorie come e quando vuole, infischiandosene della qualità della Scuola pubblica e della continuità didattica. Quello che è avvenuto quest’anno è semplicemente scandaloso! Le graduatorie d’istituto di prima fascia sono state definite e ultimate entro metà novembre 04. Quelle di 2 e 3 fascia sono state pubblicate al 17 gennaio 05.

A tutt’oggi il carosello degli insegnanti non è ancora completato.

I dirigenti scolastici presi tra due fuochi si arrangiano. Sentono che le risorse sulle supplenze sono sempre più insufficienti e che lo saranno ancor di più nel 2006 e fanno di tutto per risparmiare sulle nomine. I precari sempre più a caccia delle supplenze più lunghe e vantaggiose, in assenza di sanzioni nelle graduatorie d’istituto, rinunciano sperando nel miracolo di una supplenza più duratura. Tutto ciò crea un meccanismo infernale che costringe i Dirigenti Scolastici, in assenza di disponibilità interne nelle sostituzioni, a dividere le classi, a sospendere gli interventi sul sostegno, a interrompere le compresenze e via dequalificando sempre più la scuola pubblica.

E che dire dei collaboratori scolastici sempre più introvabili in graduatorie d’istituto che non esistono più (3 fascia). I Centri territoriali per l’impiego fanno fatica a rispettare i tempi e le necessità della scuola. Spesso succede che per assenze fino a un mese non arriva nessuno…e gli straordinari e gli incentivi ai collaboratori scolastici in servizio non bastano a colmare tutte le lacune. La vigilanza e la messa in sicurezza delle scuole spesso va a farsi benedire…Anche qui i tagli passati, presenti e in arrivo non promettono nulla di buono ma peggioreranno una situazione già oggi esplosiva e al limite della legittimità e delle garanzie del diritto allo studio.

Occorre decidere una volta per tutti!! Se mettiamo al primo posto la difesa della qualità della scuola e la garanzia del diritto allo studio degli studenti, non possiamo accettare una politica fatta di tagli né sugli organici né sulle supplenze. Il monte annuo curricolare è un vincolo che nessuna legge ha ancora cancellato. I diritti contrattuali degli insegnanti vanno ugualmente rispettati, a meno che non si voglia tornare allo straordinario obbligatorio o ad un aumento indiscriminato dell’orario obbligatorio d’insegnamento. L’attuale Governo naviga a vista e, mentre riduce le risorse per le supplenze, con la saturazione a 18 ore nella secondaria crea l’effetto opposto di un aumento del fabbisogno. La misura è colma e non basta più la proverbiale italica arte di arrangiarsi.

Un fenomeno qual è quello delle supplenze con tutte le risorse che brucia, meriterebbe una riflessione più seria ed organica e non le improvvisazioni governative, fatte apposta per affossare ancor più la scuola pubblica. Alla politica e quindi al Parlamento spetta di definire ordinamenti e diritti in materia d’istruzione e le risorse per meglio garantirli. Ai sindacati spetta il rilancio di quelle politiche contrattuali che, guardando sempre più a ciò che avviene in Europa, siano in grado di premiare merito e professionalità ma anche di promuovere un’organizzazione del lavoro, fuori dalle secche corporative, in grado di risolvere i problemi vecchi e nuovi, compresi quelli legate alle supplenze.