Il prof occupa la classe per protesta, il capo d'istituto
fissa la croce al muro con il trapano... A febbraio la prima udienza

"Via dalla mia aula quel crocifisso".

Bergamo, docente in guerra con il preside. Il caso in tribunale

Teresa Monesteroli, la Repubblica del 13/12/2005

 

MILANO - Il crocifisso in classe torna a dividere il mondo della scuola. A far scoppiare la polemica - dopo il caso del giudice di Camerino condannato per omissione di atti d’ufficio - è un professore di italiano di un istituto tecnico in provincia di Bergamo, Luigi Girelli, che da più di un anno chiede al preside di poter togliere il simbolo religioso dall’aula durante le sue lezioni. E, non trovando risposte positive, ha citato il preside Antonio Savoldelli al Tribunale del lavoro di Bergamo per «discriminazione sul posto di lavoro».

La prima udienza è fissata per il 14 febbraio quando preside e professore racconteranno una guerra che da mesi lacera la scuola di Gazzaniga, paese a Nord di Bergamo. Uno scontro ideologico sulla laicità dello Stato e sul valore dei simboli religiosi nelle aule che, nei mesi, si è trasformata in una vera lotta. Con tanto di ripicche e provocazioni. Il preside che affranca ai muri della classe il crocifisso con il trapano, il professore che «occupa» l’aula di religione - unica, fino alla scorsa primavera, a non avere la croce alle pareti - e trasferisce gli studenti in uno scantinato lontano dai poco graditi simboli. Ultima, la decisione dell’insegnante di presentarsi in classe con il ritratto di Vittorio Emanuele III, scaricato da Internet e plastificato per l’occasione, da appendere di fianco alla croce. «La normativa a cui il ministero fa riferimento è un regio decreto del 1924 che recita così: "Ogni istituto ha la bandiera nazionale, ogni aula ha crocifisso e ritratto del Re". Se dobbiamo rispettarla, almeno facciamolo alla lettera».

La provocazione di Girelli arriva dopo il parere dell’Avvocatura di Stato a cui il preside, prima dell’estate, aveva chiesto consiglio. Sul documento - che ora il direttore scolastico regionale della Lombardia Mario Dutto ha inviato a tutte le scuole per mettere fine alle polemiche - si legge: «Non è legittimo il rifiuto del docente di svolgere il proprio lavoro, la libertà di coscienza non giustifica l’intolleranza di ciò che è legittimamente disposto dalla pubblica amministrazione». Il riferimento è alla direttiva del 2002 firmata dal ministro dell’Istruzione Letizia Moratti che ribadisce l’obbligo delle scuole di esporre il crocifisso in classe. Il professore ribatte: «Non ho mai minacciato di non fare lezione. Ho solamente chiesto di poter levare, solo durante le mie ore, il crocifisso oppure di avere a disposizione un’aula senza simboli religiosi. In un periodo delicato sul piano del confronto fra culture come questo è pericoloso sbandierare ogni simbolo. Viviamo in uno stato laico, non più confessionale, e questa imposizione sta violando l’articolo 7 della Costituzione che garantisce che nei pubblici uffici venga assicurata l’imparzialità dell’amministrazione». Il preside Savoldelli, in vista dell’udienza in tribunale, preferisce non rispondere e si limita a commentare: «Non ho mai avuto problemi con nessuno a scuola su questo problema. Ho anche degli studenti musulmani che non hanno mai detto niente. Se domani le leggi cambieranno, toglieremo le croci».