Le regioni tengono duro sul secondo ciclo.

ItaliaOggi del 13/12/2005

 

Si riunirà dopodomani la Conferenza unificata stato-regioni. All'ordine del giorno, la messa a punto dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale nonché il coordinamento dei nuovi ordinamenti con le competenze delle regioni in materia di programmazione della rete scolastica (come recita l'articolo 138, comma 1, lettere a) e b) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112).
Ma l'atmosfera della vigilia non si prefigura come tra le più serene.

L'esame da parte della Conferenza delle regioni guidata dal Vasco Errani del decreto n. 226/2005, afferma gran parte degli assessori regionali, non potrà essere affrontato "prima della definizione dei criteri di attribuzione alle regioni delle risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie alla programmazione di un'offerta formativa organica del complessivo sistema dell'istruzione".

Il quale ormai comprende, come è noto, anche un canale dell'istruzione e della formazione professionale, quello la cui gestione di fatto dovrebbe essere affidata alle regioni, del quale a tutt'oggi e a poco più di un mese dallo scadere delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico si sa ben poco: nonostante esso riguardi almeno 600 mila famiglie italiane.

Riunitosi in sede tecnica lo scorso 7 dicembre, del resto, il coordinamento delle regioni si era già espresso in maniera esplicita: "Riteniamo preliminare e imprescindibile rispetto a qualsiasi esame del decreto sul secondo ciclo", avevano affermano in quell'occasione i rappresentanti delle regioni, "discutere dell'applicazione del titolo V della Costituzione, perché solo ragionando di questo si costituiscono gli elementi indispensabili per procedere all'attuazione della riforma della scuola superiore". Insomma, non è affatto improbabile uno slittamento del parere.

"Una posizione non certo arbitraria, anzi", precisa l'assessore all'istruzione dell'Emilia Romagna, Mariangela Bastico, "legittimata dall'articolo 27 dello stesso decreto n. 226 del 2005. Ciò che invece ci stanno chiedendo di fare", aggiunge la Bastico, "è di continuare a parlare esclusivamente dei licei. Persino le tabelle di convergenza che ci hanno proposto riguardano il solo sistema liceale e non prendono in considerazione il canale dell'istruzione e della formazione professionale. Tutto ciò è inammissibile sia dal punto di vista della completezza dell'ordinamento scolastico sia da quello politico e istituzionale.
Inoltre, dato che l'attuazione della riforma è stata rinviata all'anno scolastico 2007/2008, non vediamo né l'urgenza né la necessità di accelerare l'approvazione di questi decreti". Urgenza, viceversa, più volte manifestata dal ministero dell'istruzione, che aveva fissato al 30 novembre e al 31 dicembre i termini ultimi, rispettivamente, per la chiusura dei tavoli tecnici e per la programmazione regionale. "Si tratta di date non perentorie", conclude la Bastico, "anche perché non concordate con le regioni. La fretta del ministero esprime ancora una volta l'intenzione di avviare la sperimentazione della riforma già a partire dal prossimo anno".