Ricorsi più difficili per il cambiamento

di cattedre già assegnate.

ItaliaOggi del 20/12/2005

 

La sentenza di cui parliamo è una di quelle che creano un precedente significativo: il tribunale di Ancona (sezione lavoro, giudice monocratico, ordinanza del 31 ottobre 2005) ha infatti respinto il ricorso di urgenza di un docente (ex articolo 700 del codice di procedura civile) che lamentava l'assegnazione di una cattedra interna dopo aver richiesto di poter fruire dei benefici di cui alla legge 104/92, in relazione alla necessità di assistere un genitore portatore di handicap.

La motivazione della decisione è che la concessione del provvedimento di urgenza in materia di lavoro può essere concessa "unicamente in quei casi limite che non possono trovare una pronta soluzione, neppure con il rito speciale del lavoro, soprattutto per complicazioni probatorie o processuali atte a determinare un ritardo nella decisione". E di questi casi non faceva parte l'oggetto della disposizione.

Il giudice ha in sostanza affermato che per ottenere con ricorso di urgenza il cambiamento della cattedra già assegnata il docente deve provare il pregiudizio grave ed irreparabile alla professionalità e il danno esistenziale derivante dalla destinazione ad una cattedra con completamento di orario esterno.

In realtà quella di utilizzare ricorsi di urgenza tendenti ad ottenere in via cautelare l'immediata modifica delle disposizioni di servizio, è divenuta una prassi frequente nei casi di provvedimenti di assegnazione a sezioni distaccate o alle cattedre: sembrerebbe la scorciatoia proposta dal personale della scuola come mezzo alternativo rapido ai procedimenti in via ordinaria. Ebbene, in caso di ricorsi di urgenza è compito del giudice valutare preventivamente la sussistenza dei presupposti, ovvero - nel caso di ex art. 700 cpc - accertare:

1) l'esistenza del diritto che il ricorrente fa valere, cioè la probabile attendibilità delle ragioni addotte;

2) il valido motivo di temere che il tempo occorrente per far valere il proprio diritto in via ordinaria possa rendere privo di ogni effetto pratico la sentenza.

Nella maggioranza dei casi i giudici accolgono a priori i ricorsi di urgenza, ritenendo che proprio tale urgenza faccia presumere l'esistenza di un pericolo derivante dalla lungaggine del procedimento ordinario. Il tribunale di Ancona ha invece ritenuto che "la soluzione più logica" fosse "quella di concedere la tutela di urgenza solo in casi limite, che non possono trovare una pronta soluzione neppure con il rito speciale del lavoro". Secondo questo giudice insomma, il docente ricorrente deve dare la prova dell'esistenza di un danno grave conseguente al ritardo, cosa di certo non semplice.