Statistiche educative:
numeri in libertà.
Tuttoscuola, 14 dicembre 2005
Secondo uno studio effettuato tramite
questionari compilati dai bambini (8.442 alunni di 346 scuole in 17
Regioni italiane), e coordinato dall’Istituto regionale di ricerca
educativa (Irre) della Puglia, il 16% degli alunni italiani di quinta
elementare ha uno "svantaggio grave", mentre il 36% si trova in una
"situazione a rischio": più di metà dei bambini di quinta elementare
(esattamente il 52%) incontrerebbe dunque "difficoltà rilevanti di
lettura".
È opportuno osservare, comunque, che si tratta di un campione di
studenti molto ridotto (l’1,5% dell’oltre mezzo milione di ragazzi di
quinta elementare) e che, come tale, va prudentemente considerato.
La ricerca, presentata a un convegno dell’Università cattolica di
Milano, segnala il fatto che questi bambini non sanno cosa fare quando
si devono muovere all’interno di un testo per uno scopo particolare
come cercare l’informazione più importante, mettere a fuoco il punto
di vista dell’autore, comprendere il significato di una parola sulla
base del contesto e altro ancora.
Insomma, un disastro. Come disastroso era il quadro
dell’analfabetismo, diretto e di ritorno, disegnato qualche settimana
fa dall’UNLA (Unione Nazionale per la Lotta all’Analfabetismo), che
aveva suscitato le rimostranze dell’ISTAT e del MIUR. Ma anche altri
dati sono stati diffusi, più o meno preoccupanti per l’Italia: più
preoccupanti quelli dell’indagine OCSE-PISA sui quindicenni; e quelli
della IEA (International Association for the Evalutation of
Educational Achievement); meno preoccupanti quelli forniti
dall’INVALSI sui progetti pilota sull’apprendimento di italiano,
matematica e scienze.
Il tutto accompagnato da polemiche, semplificazioni giornalistiche e
strumentaliz-zazioni politiche, che offrono un quadro assai incerto e
confuso della situazione effettiva del nostro sistema educativo. Una
condizione dalla quale sarebbe bene uscire al più presto, investendo
sulla ricerca educativa istituzionale assai più di quello che è stato
fatto con le modeste risorse messe a disposizione dell’INVALSI.