FLAVIO PAJER
Per il professore dell’Università Salesiana di Roma «tutte le religioni devono essere studiate. Per comprendere le culture»

 

«Discriminate minoranze religiose e agnostici».

 Rosa Praticò, l'Unità del 16/12/2005

 

«Religione cattolica in pagella? Per carità!» Il professore Flavio Pajer insegna all’Università Salesiana di Roma. Ma dire che le sue idee sui rapporti tra religione e scuola pubblica facciano attrito con quelle della chiesa ufficiale è un eufemismo.

Prof. Pajer la circolare del ministero dell’Istruzione sta facendo discutere. Si parla di forzatura del principio della laicità dello Stato...

Sicuramente c'è il rischio di appiattirsi troppo sulla posizione ufficiale della chiesa Cattolica senza dare lo spazio necessario alle altre presenze religiose e agli agnostici. Si tende, ancora una volta ad ignorare le minoranze. quando in realtà democrazia vuol dire rispetto e tutela delle diversità. Si discriminano fasce di popolazione anche ampie come gli ebrei che in Italia sono circa 30 mila.


Ieri è stato proprio il preside della più grande scuola ebraica del Paese a sollevare la questione discriminazione...

Sono pienamente d’accordo con lui. È improprio indicare nelle schede solo le voci «religione cattolica» e «attività alternative». Come se lo studio della religione ebraica fosse equiparabile ad un corso di disegno o di ginnastica. La religione dovrebbe essere elemento di media soltanto se intesa come insegnamento religioso aconfessionale, cioè studio delle religioni. Perché in una società pluralistica come la nostra il cittadino ha il diritto-dovere di conoscere il fatto religioso, cattolico e non. E di avere degli strumenti critici per valutare il ruolo delle diverse religioni anche sul piano militare e politico.

Sta dicendo che la «vecchia» nota speciale» allegata alla pagella era preferibile?

Almeno non era discriminante perché non implicava voto. Non era elemento di valutazione. Anche se era legata ad una logica, quella ribadita dal neoconcordato, che va superata perché di fatto ha in sé una grande contraddizione: da un lato riconosce il valore della cultura religiosa in generale; dall’altro nella pratica riduce tutto alla tradizione cattolica.

Come nel caso del concorso per gli insegnanti di religione che richiede ai candidati anche la certificazione di idoneità dell’ordinario diocesano?

Sì. Questo è un altro vizio del fatto che l’insegnamento della religione sia regolato da due istituzioni, la Chiesa e lo Stato. E dall’accordo tra le due è venuto fuori che solo l’ordinario locale potesse certificare la formazione e la qualità dell’insegnante di religione. Si pensi che l’Italia ha abolito tutte le facoltà di teologia statali fin dal 1873. Ragion per cui gli studi teologici sono stati confinati nei seminari delle facoltà delle Chiese. È chiaro che questo non aiuta a pensare all’ora di religione come qualcosa di diverso dall’ora di catechismo.

Comunque, chi vuole, può scegliere di fare altre attività...

Considerando che spesso gli istituti non hanno risorse per attivare delle alternative spesso non fare religione vuol dire stare per strada. Cioè vuoto educativo.