Nel Mezzogiorno 33mila in meno sui banchi di
scuola.
Mentre nel Centro-nord continua la crescita.
E per i professori continua l'inseguimento alle cattedre
Boom di studenti al centro-nord
e al Sud molti prof a rischio.
Salvo Intravaia,
la Repubblica
del 27/12/2005
Classi sempre più
affollate nelle scuole del Centro-Nord mentre si spopolano quelle del
Sud. È tempo di iscrizioni e il ministero dell'Istruzione ha fatto le
previsioni per l'anno scolastico 2006/2007. Secondo le stime di viale
Trastevere, nel 2006/2007, le regioni del nord Italia (Lombardia,
Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Liguria)
vedranno incrementare la propria popolazione scolastica di 46 mila
alunni e quelle del Centro (Toscana, Umbria, Lazio, Marche) di 14
mila. Al Sud la situazione marcerà in senso opposto: si prevedono, con
tutto quello che ne consegue dal punto di vista occupazionale, un calo
di circa 33 mila alunni. Previsione che, se dovesse essere confermata,
avrebbe come prima ripercussione lo "spostamento" di migliaia di
cattedre dal Sud al Nord. Perché, come è avvenuto in tutta la
legislatura, di incrementare i posti non se ne parla e per
fronteggiare gli incrementi di alunni occorrerà fare quadrare i conti
con i posti disponibili.
Ma perché, da un paio di anni a questa parte, si assiste al fenomeno
"dell'emigrazione degli alunni" verso il Nord? Calo demografico - più
vistoso al Sud che nelle altre realtà del Paese - forte ripresa
dell'emigrazione verso le regioni settentrionali e bassa permanenza
degli immigrati nelle regioni meridionali - di passaggio per poi
trasferirsi dove il lavoro è più sicuro - le probabili cause. Sta di
fatto che la distanza fra nord e sud nei prossimi anni rischia di
diventare incolmabile anche perché il mezzogiorno sta perdendo
l'ultima, e forse la più importante, tra le risorse disponibili:
quella umana, formata dai più giovani.
A confermare il trend negativo per il Sud i dati sulla scuola
primaria: l'ex scuola elementare. Nelle regioni settentrionali gli
scolari (1.054.950) continueranno ad essere più numerosi degli
studenti (918.569) delle scuole secondarie di secondo grado. Al sud e
nelle isole, per la prima volta, gli alunni delle superiori
(1.139.607) saranno di più di quelli della elementare (1.043.950).
L'organico di diritto.
Le stime fatte dal ministero non hanno valore puramente accademico. La
complessa macchina della scuola italiana non può attendere i risultati
delle iscrizioni che, come si ricorda, scadranno il 25 gennaio 2006.
Per avviare le operazioni relative al prossimo anno scolastico
(trasferimenti, eventuali immissioni in ruolo, formazione delle
classi, assegnazione delle supplenze, ecc.) si lavora su un organico
previsionale (il cosiddetto organico di diritto) che, ovviamente
dipende dal numero degli alunni. Le future classi e le cattedre che il
ministero metterà a disposizione della scuola, dipenderanno dalle
proiezioni fatte sull'incremento/ decremento degli alunni.
I vari
livelli di istruzione.
È la scuola primaria la vera cartina di tornasole delle dinamiche
relative alla cosiddetta popolazione scolastica italiana. A fronte di
un incremento previsto di oltre 26 mila e 500 alunni, le regioni
meridionali ne perderanno 7 mila e 700 circa, quelle del centro-nord
ne avranno in classe 33 mila in più del corrente anno scolastico. Calo
generalizzato, imputato al calo demografico verificatosi una decina di
anni fa, alla scuola media. Ma sarà il Sud a pagare il prezzo più
alto: meno 3,7 per cento. Al Nord (meno 0,20 per cento) la situazione
resterà sostanzialmente stabile. L'unico segmento che farà registrare
un incremento in quasi tutte le regioni italiane è quello delle scuole
superiori. Ma, ancora una volta, saranno le regioni da Roma in su a
fare registrare incrementi di alunni che varieranno dal 2 al 2,5 per
cento, il Sud resterà invece al palo: più 0,22 per cento.
I posti
in pericolo.
Per soddisfare l'aumento di popolazione scolastica (26 mila e 500 in
più rispetto al 2005/2006) si possono seguire due strade: aumentare
gli alunni per classe o mettere mani al portafogli e concedere 2.650
cattedre in più circa. Ma il taglio di 3 mila e 300 posti soprattutto
in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia è quasi assicurato. In una
tornata di eventuali immissioni in ruolo le migliaia di precari
iscritti nelle liste provinciali delle regioni meridionali dovranno
sgomitare per conquistare una cattedra. Al nord tutto sarà più
semplice. Per questo, come avviene ormai da qualche anno, siciliani,
campani e calabresi finiranno per fare le valigie ed emigrare al nord
per entrare di ruolo.