Oltre 600 firme raccolte in dieci giorni. Seconda lingua a scuola non più obbligatoria: 300 posti a rischio.
Con le nuove norme facoltativa la scelta
dell’insegnamento Luana De Francisco, dal Messaggero Veneto del 27/12/2005
Insegnanti sul piede di guerra in tutta la provincia contro il recente decreto legislativo che elimina l’obbligo della seconda lingua straniera nelle scuole medie e superiori. Sono già oltre 600, infatti, le firme raccolte in dieci giorni tra i docenti degli istituti di primo e secondo grado per ottenere l’abrogazione del provvedimento e il ripristino dell’inserimento del tedesco, il francese e lo spagnolo tra le materie del curricolo obbligatorio.
E mentre negli istituti di tutt’Italia i presidi
s’interrogano sulle modalità e i tempi d’applicazione del decreto, in
Friuli sono oltre 300 i posti di lavoro a rischio tra gli insegnanti
già in ruolo e l’esercito dei precari a caccia di supplenze e nomine
annuali. La sensazione, insomma, è che la protesta riuscirà in breve a coinvolgere centinaia di altri insegnanti e scuotere ancora una volta dal di dentro gli ambienti scolastici. A pagare le conseguenze del provvedimento, infatti, potrebbero essere, chi più chi meno, oltre 300 insegnanti: dai 266 precari delle graduatorie permanenti che, in tutta la provincia, si contendono le cattedre vacanti di lingua francese, tedesca e spagnola delle scuole medie inferiori e superiori; a tutti i colleghi che, perchè immessi in ruolo o supplenti con nomina annuale, nelle stesse scuole secondarie di primo e secondo grado si spartiscono le circa 130 cattedre di ruolo (52 alle medie e il resto alle superiori). Secondo il nuovo meccanismo previsto dalla riforma Moratti (articolo 25 del decreto legislativo 17 ottobre 2005), i genitori dovranno scegliere già all’inizio del primo anno di scuola media se fare frequentare al proprio figlio le lezioni dedicate alla seconda lingua comunitaria, oppure se utilizzarne il monte ore per migliorare la conoscenza dell’inglese. L’obiettivo, in altre parole, diventa il potenziamento dello studio della lingua inglese, anche a costo di sacrificare l’apprendimento delle altre lingue comunitarie. Dopo due soli anni dall’introduzione dell’obbligatorietà della seconda lingua nei programmi della scuola media inferiore, insomma, Roma volta di nuovo pagina, rendendo la materia nuovamente facoltativa e intendendo la scelta effettuata dalle famiglie per figli di appena dieci o undici anni confermata anche per il resto del corso di studi, quinquiennio superiore compreso. |