Rapporto Iard sugli investimenti per gli
strumenti didattici. Tagliati i consumi base delle scuole. Per libri e gessetti l'Italia spende il 20% della media europea da ItaliaOggi del 20/4/2005
Quaranta centesimi al giorno. È quanto si spende oggi in Italia per ogni studente per l'acquisto o il consumo dei materiali e degli strumenti in dotazione alla scuola pubblica e privata. Una cifra cinque volte inferiore a quella stanziata quotidianamente in Olanda e Norvegia, due volte e mezzo più bassa della media europea. E che nei prossimi anni dovrà calare di un ulteriore 12%. I dati sulla disponibilità di spesa per gli strumenti dell'insegnamento (che vanno dai libri ai gessetti e alla carta per le fotocopie, dagli strumenti per i disabili alle consulenze tecniche fino al rifornimento della biblioteca multimediale e ai giochi per i giardini d'infanzia) sono stati resi noti dalla ricerca su investimenti e consumi nella scuola condotta dall'istituto Iard e commissionata dalle associazioni di categoria Aie (editoria) e Assodidattica (sussidi) e dal neonato Osservatorio nazionale promosso da Docet, la rassegna di materiali per la didattica tenutasi nei giorni scorsi a Bologna.
la spesa nel 2004 Un miliardo e seicento milioni di euro, stima l'indagine che ha coinvolto 1.200 tra dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi, è quanto è stato speso nel 2004 per l'acquisto e il consumo dei materiali e degli strumenti didattici utilizzati nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. La metà della somma è servita a coprire le spese per l'acquisto dei libri (a carico delle famiglie tranne che per un 15% versato dallo stato), l'altra metà per gli acquisti effettuati direttamente dalla scuole e coperta per due terzi da stato ed enti locali e per un terzo dalle famiglie. In generale, sono le scuole superiori quelle che complessivamente spendono di più: più di 286 milioni di euro tra spesa ordinaria e quella per scorte e investimenti, contro i 214 milioni della scuola primaria, i 171 di asili nido e scuole per l'infanzia e i 137 milioni delle scuole secondarie di secondo grado.
I tagli In concreto, dunque, per ognuno degli 8 milioni di studenti italiani si spendono 40 centesimi al giorno. E per il futuro le disponibilità di spesa si prevede debbano calare del 12%. Già nel 2004, quando almeno una scuola su quattro ha dovuto tagliare la spesa, sono stati ridotti i consumi base per l'ordinaria amministrazione e sono state diminuite le risorse riservate agli investimenti per il futuro (spese in forniture per l'arredamento e per il gioco e quelle destinate all'innovazione tecnologica), già di per sé abbastanza ristrette (le risorse assegnate agli investimenti a lungo termine sono il 21% del totale). Nel dettaglio, i tagli di spesa più consistenti sono stati fatti nella cancelleria, nelle dotazioni hardware, nelle forniture per arredamento, nelle dotazioni software e nell'acquisto di giochi o nell'attrezzatura per i parchi gioco. "La società", commenta Marco Guerra, consigliere nazionale Assodidattica, "ha forti aspettative sulla scuola e sulla sua capacità di formare, dal punto di vista culturale e professionale". Certo, sono ben note le difficoltà delle risorse pubbliche, ma "il numero che esprime il peso della disponibilità d'acquisto per gli strumenti nella scuola italiana rispetto al pil", prosegue Guerra, "è oggi dello 0,06%. Siamo certi che un primo piccolo passaggio allo 0,09% avrebbe effetti molto significativi sulla qualità della scuola italiana e nessun effetto sui conti pubblici". L'ideale, comunque, secondo Assodidattica, sarebbe coinvolgere sempre più i privati, come le fondazioni bancarie, che potrebbero adottare le scuole senza limitarsi alle donazioni una tantum: oggi le scuole sono tutte dotate di computer, "ma sono del tutto inutilizzabili se di software ce n'è uno per classe, se non ci sono i soldi per cambiare le cartucce della stampante o per effettuare la manutenzione tecnica". |