TEMA.

L’esame da scaricabarile.

da Il Corriere della Sera del 25/4/2005

 

Di questo passo anche Gli esami non finiscono mai di De Filippo finirà per tradursi da proverbiale in barzelletta. Almeno riferendosi all'universo scolastico: il solo luogo in cui gli esami rischiano di scomparire in un mondo ove invece ad esame son sottoposte persino le intenzioni. Del resto, anche gli esami che sopravvivono sempre più paiono burlette burocratiche che però, anziché sollecitare a ritorni di serietà, istigano semmai alla loro abolizione, all'insegna del: «a cosa servono?». E sarebbe l'ultimo atto di killeraggio verso quelle prove (si legge in Tommaseo) atte a «osservare l'oggetto per conoscerne le qualità. E come qualità si può riguardare anco la sua quantità: ridurre, cioè, le qualità a gradi: e questa è l'idea dell'originario aureo latino Examen, da Exigo e questo da Ago».

Del resto: le interrogazioni sono ormai istituzionalmente programmate. La maturità in costante mutamento nella rincorsa alla modernizzazione in base a idee presuntamente chiare di chi le realizza (dall'ambiguità delle formule dello scritto alla televisionizzazione quizzarola dell'esame). Manca poi solo che siano gli studenti a predisporre le prove interne. Quanto poi a certe dichiarazioni invocanti la serietà delle prove nazionali al fine di «una comparazione rigorosa dei risultati», par quasi che a contare siano le statistiche, anziché le valutazioni ad personam sul vero grado di preparazione. La conclusione è l’«esame da scaricabarile» a ritroso tra docenti circa certe somarerie dei ragazzi: dell'università sulle superiori, di queste alle inferiori, e così via. Insomma: sembra quasi che quel termine, esame, acquisti maggior valenza di serietà se riferito alla patente. Con buona pace del suo significato etimologico di «Commisurare, e quindi raffrontare. Esaminare nel proprio pensiero. Ricercare seco stesso, e con altri, ragionando e disputando». Per poi, alfine, «ex-agere: spingere innanzi».