La lingua dei burocrati.

di Luciano Campagna*, da Il Corriere della Sera del 21/4/2005

 

La scuola ha urgentemente bisogno di rinnovarsi. Ma "rinnovarsi" in che modo?

Guardiamo allora al nuovo che ci è piombato addosso negli ultimi anni alle superiori. Si è passati rapidamente dal programma alla programmazione, dalle unità didattiche ai moduli, dalla multidisciplinarietà alla pluridisciplinarietà, dal piano di lavoro al pof, dagli Idei alle griglie di valutazione, dalle pagelle al pagellino, dalla certificazione della Qualità alla carta dei servizi, dai test per l'Invalsi al patentino fino al contratto con gli studenti (siamo o no un'azienda?).

Risultato? Per qualche dollaro in più, ore e ore di commissioni, aumentate le incombenze burocratiche, gli adempimenti formali, i moduli da riempire, per poter dar senso a tutte quelle sigle, a quelle nuove parole (ripeto "parole") fino a far sentire la didattica come un'intrusa.

Il tutto, ovviamente, in un didattichese cavilloso e stucchevole, farcito anche di inglesorum, che è servito a qualcuno di noi per farsi bello in collegio dei docenti, a qualche altro per sentirsi frustrato e didatticamente inadeguato, ad altri ancora per fargli capire che era ora di andare in pensione.

* Professore di lettere al liceo classico Beccaria