Ricerca di TreeLLLe. Fra gli assenteisti ci sono gli alunni migliori. Studenti, fuga dai banchi Assenti a una lezione su 3. Superiori, frequenza in crisi. «I ragazzi si annoiano». di Giulio Benedetti, da Il Corriere della Sera del 19/4/2005
ROMA—Un anno scolastico è fatto di 200 giorni di lezione. Alle superiori le assenze sottraggono una quota compresa tra il 20 e il 30 per cento. Il dato non è ufficiale. Il ministero dell’Istruzione, attraverso il suo servizio statistico, non ha mai chiesto alle scuole quest’informazione. Le scuole sono sottoposte ad una pioggia di richieste di dati, manca solo quello sulle assenze. La verità però viene a galla attraverso altre ricerche, come quella sugli aspetti sconosciuti del tempo-scuola, resa nota dall’associazione TreeLLLe.
LE ASSENZE — Dati confermati da altri studi. Indagine Ocse Pisa del 2003 sui quindicenni: 22 per cento. Indagine Assoutenti del 1997-98: 20 per cento nei professionali del Nord, 31 nei professionali del Sud. Studi condotti in singoli istituti confermano: al tecnico «Panetti» di Bari nella sezione «A», informatica, la media delle assenze è stata del 29,6 per cento nel 98-99. A Bologna, in uno dei professionali più quotati, lo scorso anno eravamo al 36 per cento. Nei professionali del Sud, singoli rilevamenti fanno salire la percentuale, nei casi peggiori, anche al 48 per cento. E molti «assenteisti » sono tra gli studenti migliori. Perché tante assenze? Perché al ministero si trascura quest’informazione? «Per me non è casuale—dice Anna Maria Ajello, psicologa dell’Educazione a «La Sapienza» di Roma —. Aldo Visalberghi, Guido Benvenuto, io stessa non siano mai riusciti ad avere dati precisi per le nostre ricerche sulla dispersione scolastica. In linea di principio dovrebbe essere facile conoscere le assenze. Forse si vuole coprire qualcosa?». «Un risultato sicuro di quest’indifferenza — osserva Antonino Petrolino, direttivo Associazione nazionale presidi — è che finora sulle assenze e le loro cause non si è mai discusso».
LE CAUSE — Per gli esperti le assenze sono rimaste un mistero per tanti anni perché la loro consistenza rivela che qualcosa non funziona come dovrebbe. Che cosa? «Gli studenti si autoriducono i giorni di lezione spontaneamente— spiega il ricercatore Rosario Drago, uno dei relatori del recente seminario da TreeLLLe sull’autonomia didattica —. E’ una forma di equilibrio per rendere compatibile il tempo libero che oggi ha un’importanza molto maggiore rispetto a 20-30 anni fa, con le esigenze della scuola e una ragionevole garanzia del diploma. Sono stanchi perché sopportano un carico di ore di lezione e di materie maggiore rispetto a quello dei loro padri. Fino agli Anni ’50 i licei, che sono i meno pesanti in termini di orari, non hanno mai superato le 27 ore settimanali, mentre oggi arrivano anche a 36 ore. Per uscire da questa situazione paradossale serve una scuola meno noiosa maal tempo stesso più impegnativa. Bisogna rivedere i tempi della scuola». Altrettanto esplicito il pedagogista Giuseppe Bertagna, «padre » della Riforma Moratti: «I ragazzi non possono scegliere la materie, i tempi, le modalità organizzative. I curriculi sono molto pesanti, non pensati per gli allievima per trasmettere un sapere astratto. All’inizio del ’900 si diceva che erano troppe 24 ore alla settimana, che serviva tempo per lo studio individuale scelto a piacere, per le letture autonome. Le assenze diventano una difesa da una struttura che non è sentita come espressione di sé ma è subita».
100 ANNI FA — Il numero delle ore da trascorrere sui banchi è aumentato costantemente. Agli inizi dello scorso secolo, quando la scuola non aveva concorrenti, ci si chiedeva se 24 ore a settimana non fossero troppe. «Tre ore nei ginnasi e nelle scuole tecniche, quattro ore nei licei e negli istituti dovrebbero essere il massimo dell’orario giornaliero per tutt’al più cinque giorni della settimana — scriveva Luigi Einaudi sul «Corriere della Sera» del 21 aprile 1913 — ....Una delle maggiori e più pestifere superstizioni delle scuole italiane è la lunghezza dell’orario.... Più gli scolari sono costretti a rimanere nelle aule scolastiche e meno profittano. Chi non sa che al mattino, la terza ora di insegnamento è inservibile? Che l’insegnante vede occhi stanchi, gambe e braccia irrequiete, disattenzione generale? » |