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La formazione degli insegnanti

secondo il Moratti-pensiero.

di Roberta Morgoni, Donata Bracci e Loriana Gattafoni

da Territorio Scuola del 21/4/2005.

 

Siamo reduci dall'esame finale, tenutosi nelle Marche, di un corso di perfezionamento a distanza organizzato da un consorzio interuniversitario e ancora dobbiamo riprenderci dallo shock di una farsa che ha del grottesco.

Dopo un inverno trascorso a mettere crocette su test che rasentavano l'impossibile, dopo il calvario delle spedizioni postali "botta e risposta", dopo gli innumerevoli tentativi per installare CD multimediali di ultima generazione dalla -a dir poco dubbia- funzionalità, poiché per noi docenti "storici" risulta pressoché impossibile riuscire a far propri i saperi attraverso il video di un computer senza la possibilità di sottolineare, prendere appunti, etc. su un supporto cartaceo, il fatidico giorno dell'esame ci siamo ritrovati ammassati nell'auditorium di un hotel extra lusso di una rinomata località turistica marchigiana per sostenerne la prova.

Non stiamo a raccontare lo scempio operato sulle nostre persone, né l'assoluta mancanza di una forma consona ad una procedura d'esame; stiamo invece riflettendo sui nostri errori e sulla assoluta mancanza da parte nostra di un briciolo di decoro individuale. Volevamo renderci conto fino alla fine di cosa succedeva in questi corsi ed ora possiamo dichiarare, con assoluta cognizione di causa, che è definitivamente finita l'epoca dello studio e della preparazione finalizzata all'acquisizione di un titolo.

Noi di una certa età, precari da tempo immemorabile, abbiamo vissuto lo sconforto e la costernazione, ma anche la rabbia e la tristezza, di fronte alla normalità di molte persone lì presenti.

Settecento euro per tre punti, questa è la filosofia che muove il meccanismo del mercato dei titoli!

Pagare per ottenere, comprare il più possibile, non importa cosa purché si accumulino punti, proprio come al supermercato. Noi li abbiamo ascoltati i presenti, tutti.......


......... giovani, tutti rampanti, pronti a mettere la mano al portafoglio pur di salire in cattedra. Il prossimo corso sarà forse ancora più frequentato, stando alle cose sentite là dentro. Noi, ormai "anziani", abbiamo avvertito un moto di nostalgia per i tempi dello studio, per l'ansia del concorso, per le nottate passate sui libri. La nostalgia per un tempo e per un luogo che non c'è più e che ci manca, il disadattamento di ritrovarci in un contesto che non ci appartiene perché non siamo stati istruiti all'arte della compravendita ma a quella dello studio, dell'applicazione, della fatica.

La gente, dopo aver consegnato la propria busta con un sorriso, si diceva: «Ci si rivede al prossimo». Noi increduli abbiamo riflettuto sul fatto che il prossimo corso di perfezionamento costerà il doppio e che il mondo è di chi i soldi ce li ha. Da nostalgici ci siamo detti che se tutta quella gente si fosse mossa per partecipare agli scioperi, alle manifestazioni, alle proteste, forse ora non ci troveremmo in mezzo a questo schifo. Qualcuno ci ha pure risposto: «Se questo è l'attuale sistema, bisognerà uniformarsi; che altro si può fare?».

Possiamo fermare questo meccanismo se solo lo vogliamo, possiamo denunciare le irregolarità del sistema, possiamo dire no al patteggiamento e rifiutare la prospettiva dell'omertà e dell'interesse personale. Possiamo rispettarci di più se solo lo desideriamo, ma mentre diciamo questo sentiamo tristezza ed impotenza e concludiamo che non meritiamo quei tre punti; ce li dovrebbero togliere, invece, e spezzare l'attività malevola e truffatrice di chi si arricchisce a spese di tutti quelli che rivogliono indietro la dignità della propria professione.

La corsa a questi pochi punti a quelli doppi per le scuole di montagna, la valanga di decreti, norme transitorie e mutevoli, non possono che farci riflettere sull'unico effetto voluto dal Ministro, cioè quello di attivare una corsa "tra poveri" per l'accaparramento ai punti, una corsa molto costosa sia dal punto di vista economico che morale, che non porta a grandi risultati se tutto il meccanismo viene messo in relazione alla volontà politica di sgretolare la scuola pubblica e alla volontà di trattare in modo disonesto e umiliante chi ha costruito la propria professionalità attraverso altri canali sicuramente più dignitosi e rispettosi della persona, storicamente riconosciuti formanti e formativi.

Rivogliamo la nostra dignità e diciamo ancora una volta "No" alla Riforma ed ai meccanismi perversi che da essa sono scaturiti e che prolifereranno se non saremo in grado di fermarli uniti e compatti per il raggiungimento del bene comune.