La nuova valutazione

apre le porte alle bocciature nella primaria?

da Tuttoscuola del 20 aprile 2005

 

È forse presto per dirlo, ma da alcuni segnali che emergono dalle scuole con l’approssimarsi della conclusione dell’anno scolastico sembra di capire che potrebbe esserci un’impennata di bocciature nelle classi di scuola primaria.

Perché? La nuova valutazione ha liberalizzato le precedenti procedure per l’eventuale non ammissione alla classe successiva (dove non ammissione è un eufemismo per non dire bocciatura). Secondo il precedente ordinamento i docenti di classe che ritenevano di non ammettere l’alunno alla classe successiva dovevano conformarsi alla decisione collegiale del consiglio di interclasse.

Per trent’anni le eventuali, rare bocciature nella scuola elementare passavano dunque dal placet di tutti i docenti della scuola. Inutile dire che le bocciature sono sempre state un evento infrequente, anche se qualche malizioso ne attribuiva le cause al fatto che molti docenti di classi inferiori erano interessati a non ereditare gli alunni bocciati.

Qualunque sia stata la ragione che ha ridotto ai minimi termini le bocciature, sembra invece che ora vi possa essere un cambiamento radicale, perché non è più previsto il parere conforme del consiglio di interclasse (circolare ministeriale n. 85/2004 ispirata dal decreto legislativo 59/2004), ma basta la decisione dei docenti di classe che compongono l’équipe psicopedagogica a cui compete in via esclusiva la valutazione degli apprendimenti e dei comportamenti degli alunni. Sarà insomma "più facile" bocciare i piccoli alunni poco studiosi.
 

 

 

 di come si sviluppa la crisi di Governo si capirà il futuro della riforma della scuola.

Se l’attuale crisi della maggioranza si dovesse concludere con un Berlusconi-bis che rinnova parte del programma e della squadra dei ministri per completare la legislatura, potrebbe essere virtualmente confermato l’intero quadro delle norme di attuazione, compreso il decreto sul secondo ciclo, ancora fermo ai blocchi di partenza, e il decreto sull’art. 5 relativo alla formazione e al reclutamento dei docenti. Una possibilità del tutto virtuale, perché i segni di discontinuità richiesti dall’Udc e attesi dalla stessa opposizione potrebbero consigliare un percorso più soft, alla ricerca di un più ampio consenso (un cenno in merito è venuto dal sottosegretario Aprea al convegno Docet di Bologna) con possibilità di attivare sperimentazioni e percorsi preparatori. Percorso che potrebbe portare alla rinuncia dell’approvazione immediata del decreto sul secondo ciclo (atteso peraltro alle forche caudine della Conferenza unificata dove si sono ribaltati i rapporti di forza tra le Regioni).

Se invece si dovesse andare alle elezioni anticipate, vi sarebbe la certezza di perdere per strada i decreti sul secondo ciclo e sulla formazione-reclutamento dei docenti, mentre dovrebbero essere al sicuro, ma tutti da applicare con adeguate norme di accompagnamento gli altri due decreti sul diritto-dovere e sull’alternanza scuola lavoro, già approvati dal Consiglio dei Ministri e prossimi alla promulgazione da parte del Presidente della Repubblica.

E nel caso l’attuale opposizione dovesse diventare maggioranza le applicazioni parziali di decreti attuativi che non cambiano sostanzialmente la scuola, basti pensare a quello sul diritto-dovere con una seconda gamba tutta da costruire, determineranno uno sfondo di ulteriore incertezza che potrebbe essere arginato solo da una nuova strategia politica capace di rimettere in moto il sistema scolastico, completando e correggendo le riforme in atto.

Con le elezioni anticipate inoltre si perderebbe quasi sicuramente la possibilità di integrare e modificare il decreto legislativo sul primo ciclo di istruzione, vanificando la possibilità offerta dalla stessa legge di riforma di intervenire con emendamenti entro il 3 settembre prossimo, scadenza dei 18 mesi per approvare interventi emendativi.