Crisi di governo. IN alto mare la vertenza contrattuale. da ItaliaOggi del 20/4/2005
La crisi di governo mette il silenziatore alla vertenza nel pubblico impiego. La sconfitta elettorale conseguita alle regionali dalla Casa delle libertà ha prodotto, dopo un momento di incertezza iniziale, i primi effetti: l'Udc di Marco Follini ha ritirato dall'esecutivo i propri rappresentanti, limitandosi, per il momento, a un appoggio esterno: si è dimesso il ministro per la funzione pubblica, Mario Baccini, tra i fautori di una rapida chiusura dei contratti; fuori anche Carlo Giovanardi, ministro per i rapporti con il parlamento, mediatore di lungo corso tra le diverse e a volte opposte esigenze interne alla coalizione; senza incarichi di governo, Rocco Buttiglione, ex responsabile delle politiche comunitarie. Rivedere il programma politico della coalizione, dando priorità al Mezzogiorno, famiglia e ceti medi: è la richiesta al cui accoglimento Follini (ma si tratta di una piattaforma vicina anche ad Alleanza nazionale) ha subordinato il rientro. Dopo le scintille pre-elettorali, che avevano fatto ventilare una chiusura a breve dei contratti del biennio 2004/05, con un aumento medio sui 100 euro al mese, la vertenza è tornata nel limbo. Anche se proprio la gestione del contratto, strettamente legata alla tutela dei salari dei ceti medi, viene rimproverata da Udc e An a Lega e Forza Italia come una delle cause della sconfitta alle regionali. Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di convocare, per il prossimo 29 aprile, un'assemblea straordinaria dei delegati sindacali per decidere le azioni da intraprendere, visto che i dipendenti pubblici sono senza contratto da 16 mesi, nonostante tre scioperi. Ma, in questo momento, diventa essenziale innanzitutto capire quali sono gli interlocutori. Ore decisive, queste, nelle quali tra Quirinale, palazzo Chigi e palazzo Grazioli si decide il destino del governo Berlusconi. Per niente esclusa l'ipotesi di elezioni anticipate, anticipate già a questo giugno (ma è il mese del referendum sulla procreazione assistita) o all'autunno. L'altra strada percorribile è quella di un Berlusconi-bis che riassetti i propri equilibri interni e il programma politico. In questo caso, la chiusura del contratto dei dipendenti statali riprenderebbe quota. |