Numeri preoccupanti e un appello nella lettera inviata tra gli altri a ministro, presidente della Regione e parlamentari veneti. La scuola pubblica lancia l’allarme. I sindacati: «Aumentano gli alunni, molti posti scoperti. E troppi i precari».
di Ferruccio Pinotti, da L'Arena di Verona del 28/4/2005
La scuola veronese rischia la crisi. Tra carenza di docenti, aumento degli alunni, tagli delle risorse, una delle istituzioni cardine della vita civile sta esplodendo. I numeri sono eloquenti: a fronte di un aumento di di oltre 1.400 alunni nelle scuole veronesi fino alla secondaria di primo grado, Verona avrebbe bisogno di almeno 80 docenti in più, ma forse ne riuscirà ad ottenere dal ministero non più di 10-15. I tagli alle risorse stanno inoltre determinando a Verona un’esplosione del precariato: i docenti senza una prospettiva sono 2.700 su un totale di 10.000 attivi tra città e provincia. Altissimo a Verona anche il numero dei precari nel personale tecnico: 1.000 su un totale di 3.000. Docenti e sindacati scaligeri denunciano una «situazione difficilissima» e in una lettera rivolta al ministro Letizia Moratti, al presidente della Regione Giancarlo Galan, ai parlamentari veneti, al presidente della Provincia e al direttore dell’Ufficio scolastico regionale, parlano di «contrazione di organico di una gravità senza precedenti», di «smantellamento della scuola pubblica» e di «dequalificazione del servizio scolastico». I numeri di Verona, impressionanti, riflettono una crisi che investe l’intera scuola veneta. Nella scuola primaria la differenza tra i posti per docenti richiesti dalle scuole venete e quelli assegnati dal ministero è di ben 500 unità, nella scuola secondaria di I° grado è 105 unità. Lo «sbilancio» riesplode nella scuola secondaria di II° grado, dove il fabbisogno insoddisfatto, per il prossimo anno scolastico, sale a 755 docenti. In totale servirebbero 1360 insegnanti, ma per il Veneto sono stati assegnati solo un’ottantina di posti per rispondere all’aumento di 11.004 alunni (molti dei quali figli di immigrati) previsto per l’anno scolastico 2005-2006. Ovvero, 1 docente ogni 54 alunni: medie davvero da sottosviluppo. I posti assegnati al Veneto basterebbero a malapena per coprire i bisogni della scuola scaligera: stando ai dati diffusi ieri dai sindacati in un incontro congiunto, Verona avrebbe bisogno di almeno 82 posti per docenti. «Gli 80 posti assegnati al Veneto andranno a tamponare la grave sofferenza della scuola elementare: solo a Verona, il prossimo anno ci saranno 1009 alunni in più e ben 28 classi. C’è quindi il rischio di non avere la copertura delle ore di insegnamento», ha affermato Alberto Forti, segretario provinciale dello Snals Confsal. Lorisa Vaccari, segretario provinciale di Cgil Scuola, ha denunciato: «A fronte di un costante aumento degli alunni, anche per effetto dell’immigrazione, i docenti continuano a calare. Siamo alla disperazione. Il ministero, nelle assegnazioni, fa sempre previsioni al ribasso». Francesca Pavanello, segretario provinciale Cisl-Scuola, ha parlato di «organici assegnati in modo centralistico e meccanico». E qui un attacco alla Regione: «La Regione Veneto non si sta dando da fare per niente al fine di ottenere più posti dal ministero. Questo per non entrare in conflitto con la riforma Moratti. Nemmeno la Lega, che dovrebbe difendere la scuola veneta, si dà da fare. La Sicilia che nel 2005-2006 avrà 6.000 alunni in più, ha ottenuto 102 docenti. Il Veneto che ne avrà 11.000 in più, ne otterrà solo 80.» Sotto accusa anche i politici veronesi, senza distinzione di colore: «I consiglieri regionali e i parlamentari veronesi si disinteressano totalmente della scuola», ha affermato Forti. Secondo i sindacalisti uno degli effetti della contrazione dei docenti sarà la qualità del «tempo pieno», alle scuole elementari e medie. «Spariranno le cosiddette "compresenze", ovvero gli insegnanti destinati a far lavorare gli alunni per gruppi. La carenza di organici fa sì che la qualità dell’offerta scenderà e il tempo pieno si trasformerà in "tempo di custodia" degli alunni, più che di insegnamento», hanno spiegato i sindacalisti. Fernando Filippi, di Uil Scuola, ha osservato: «Il tempo prolungato alle scuole medie, nel modulo di 36-40 ore, è ormai di fatto abolito. Le classi scoppiano. A livello centrale non si comprende che la riforma non può essere fatta a costo zero.» Secondo i sindacalisti, l’alto precariato dei docenti - a Verona sono ben 2.700, oltre a 1.000 tecnici - non è casuale ma voluto. «I precari sono una "riserva" pensata per rispondere alle emergenze che la riforma crea. Seve un precariato diffuso e capillare. I precari saranno utilizzati, anche a Verona, nelle situazioni di crisi, quando non si riuscirà a garantire la copertura degli orari scolastici.» Critiche sono piovute anche sull’innalzamento della scuola dell’obbligo a 18 anni: «Ci sarà un ulteriore aumento di studenti e di classi, per di più con una forte presenza di figli di immigrati, che hanno problemi peculiari e devono essere seguiti. Vorremmo proprio sapere come il ministero intende rispondere agli enormi bisogni che questa scelta innesca, proprio quando si decide di tagliare le risorse finanziarie e non di incrementarle». |