LA POLEMICA Il messaggio durante l'omelia a Castel Gandolfo. Protestano musulmani ed ebrei "Lasciate il crocifisso nelle aule" scontro dopo l'appello di Ratzinger. "Dove scompare Dio l'uomo non diventa più grande ma perde la dignità". O. L. R. da la Repubblica del 17/8/2005
CASTEL GANDOLFO - «Il crocifisso resti esposto negli edifici pubblici» e «la domenica non sia cancellata dall'indifferenza». Doppio appello di papa Ratzinger in difesa della croce e del Giorno del Signore a poche ore dal via della Gmg di Colonia. Un intervento a sorpresa, prima della preghiera dell'Angelus, nella parrocchia di Castel Gandolfo, la residenza estiva papale, la mattina di Ferragosto, dove Benedetto XVI come un parroco «qualsiasi» celebra la Messa dell'Assunta. Ad ascoltarlo, pochi fortunati intimi ai quali il Papa parla a braccio, pensando ai tanti Papa boys impegnati al meeting tedesco. Ma i primi a reagire ai 2 appelli sono politici (critici i radicali, favorevole An), intellettuali, ebrei e musulmani. «Dove scompare Dio - per il Papa - l'uomo perde la dignità divina. Alla fine, è solo un prodotto di una evoluzione cieca, e perciò può essere usato e abusato». Ecco perché, «nella vita pubblica - dice Ratzinger - non accantoniamo Dio: sia presente nei segni della Croce nelle case pubbliche. Sia presente nella nostra vita perché solo se Dio è presente abbiamo un orientamento, una strada comune... una comune dignità del nostro essere». Giù, dunque, le mani dai crocifissi nei luoghi pubblici, invoca Ratzinger, una richiesta bollata da Adel Smith, presidente dell'Unione dei musulmani d'Italia, come «inaccettabile e intollerabile», ma che Mohamed Nour Dachan, presidente dell´Unione delle comunità islamiche italiane, definisce «questione che non riguarda la comunità islamica, bensì la Chiesa e lo Stato italiano». Per Amos Luzzatto, presidente degli ebrei italiani, il crocifisso è il simbolo cristiano che «ovviamente» gli ebrei rispettano quando è esposto nei «luoghi propri del popolo cristiano», cioè nelle chiese. Altra cosa, ragiona Luzzatto, sono i luoghi pubblici, «dove i simboli divini dovrebbe essere riconosciuti in forme che parlino a chi, di qualsiasi credo, ha diritto di cittadinanza. Al limite, nessuna». Entusiasta, invece, il campione della Roma Francesco Totti: «Il crocifisso fa parte delle mie radici, accompagna la mia vita sin da quando ero bambino. Porto un crocifisso al collo e non lo tolgo neanche di notte quando dormo. Un crocifisso è anche in ogni camera di noi giocatori a Trigoria, e questo mi rasserena sempre». «È giusto - aggiunge il presentatore tv Pippo Baudo - che il Papa sia intervenuto a favore del crocifisso, anche per difenderlo alla luce di recenti speculazioni di basso livello. La croce è il simbolo dei cristiani e della nostra civiltà, ma - avverte Baudo - non si deve fare della difesa dell'identità cristiana una forma di lotta e di divisione. Sarebbe sbagliato perché il mondo non ha bisogno di divisioni, ma di pace». Infine, lo scrittore Erri De Luca, traduttore, tra l'altro, di alcuni libri della Bibbia: «Il crocifisso nei luoghi pubblici se non ci fosse non lo metterei, ma visto che c'è non lo toglierei, perché ormai fa parte delle nostre usanze, della nostra storia. È un simbolo che ci ha preceduti e che ci seguirà. Fa parte dell'arredo delle nostre stanze, della nostra vita, perché toglierlo?». |