RIFORMA IN BILICO POLEMICHE E INCERTEZZE SULLA SPERIMENTAZIONE. Scontro fra governo e Regioni La nuova scuola rischia lo stop. Gli enti locali: costi elevati per gestire la formazione professionale. di Raffaello Masci da La Stampa del 20/8/2005
ROMA Con il decreto attuativo sulle superiori, infatti, varato dal consiglio dei ministri il 27 maggio scorso, la riforma Moratti può considerarsi pressoché conclusa. E’ vero che il testo deve uscire ancora in Gazzetta ufficiale, ma l’adempimento è solo tecnico e ad ottobre tutto dovrebbe andare in porto. Il decreto istituisce il duplice canale dell’istruzione (otto licei) e della formazione professionale, di cui il primo è di competenza congiunta di Stato e Regioni e il secondo di esclusiva spettanza di queste ultime. Il punto è che le Regioni non sono state consultate (a detta delle interessate) né sulla prima questione né sulla seconda.
A febbraio scorso, prima delle elezioni, il
coordinamento degli assessori regionali all’Istruzione, fece presente
al ministro Moratti che, prima di varare il decreto, era opportuno
mettersi d’accordo, ma ad elezioni avvenute (27 maggio) e ad equilibri
politici completamente ribaltati, il governo tirò dritto e varò il
decreto senza aver sentito nessuno. «Si tratta di materia strettamente
ordinamentale - avrebbe replicato la Moratti alle Regioni - che non
richiede il “concerto” previsto per altre decisioni». La scintilla che ha fatto scoppiare la guerra è la sperimentazione. Varato definitivamente il decreto sulle superiori nell’ottobre prossimo, il ministro Moratti vorrebbe sperimentarne i contenuti già da settembre 2006. Le Regioni si vedrebbero di colpo investite di tutta la gestione e organizzazione della scuola, e della completa giurisdizione sull'istruzione e formazione professionale. Con quali strutture? E con quali risorse? Le nuove norme - per esempio - prevedono che le Regioni debbano garantire a tutti gli under 18 i «livelli essenziali di istruzione e formazione». Poiché sono 200 mila i ragazzi tra i 15 e i 18 anni, fuori dal sistema scolastico, le Regioni sono obbligate a prenderli in carico. Ogni studente costa in media 6 mila euro l’anno e che cosa questo significhi per i bilanci regionali è presto detto: 1,2 miliardi di euro in più. E poi c’è il personale. «Nel dubbio se sia meglio lavorare per lo Stato (come ora) o per le Regioni - dice il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna - i docenti stanno facendo in massa domanda per essere trasferiti nel sistema dei licei, creando buchi preoccupanti negli organici». Per non dire delle materie di studio. La riforma Moratti prevede che una parte dell’orario scolastico sia a discrezione delle Regioni: quante ore? Per quali materie? Scelte con quale criterio? E chi le insegnerà? L’incertezza aumenta. C’è una data, peraltro, entro cui a tutte queste domande bisognerà dare una risposta, ed è Natale prossimo. Da gennaio, infatti, si aprono le preiscrizioni all’anno successivo e, affinché le famiglie possano scegliere con cognizione di causa, le scuole devono essere in grado di proporre un quadro preciso della situazione, altrimenti la scuola entrerà in un limbo. «Noi crediamo che non ci siano i tempi tecnici per rispondere a tutte le questioni aperte - ha spiegato Silvia Costa - tuttavia dato che non vogliamo perdere tempo, perché è importante che la scuola viva in condizioni di certezza, abbiamo chiesto al ministro Moratti di convocare un tavolo con le Regioni entro metà settembre. L’unica richiesta da parte nostra è che per intanto si sospenda la sperimentazione per verificare quello che si può fare e quello che conviene rinviare di un anno». La parola «rinvio» però per il governo suona male. Il rinvio dei decreti attuativi alla legislatura successiva, fu fatale alla riforma Berlinguer, e la signora Moratti non vorrebbe ripetere l’esperienza, nemmeno in parte. E’ quindi possibile che il governo decida di andare avanti comunque anche senza le Regioni. «In questo caso - ha ammonito Silvia Costa - ci rivolgeremo alla Consulta». E per la riforma sarebbe uno stop. |