Se il futuro delle scuole è nelle nascite,
le scuole del Sud devono preoccuparsi.
da
Tuttoscuola
del 3/8/2005
Negli ultimi anni le scuole meridionali e
insulari hanno fatto registrare una tendenza, pressoché costante, al
calo di alunni.
Il dato è noto, come è risaputo anche quello che riguarda le scuole
settentrionali dove da un po’ di tempo la tendenza registrata è
esattamente opposta, grazie, forse, al continuo arrivo di alunni con
cittadinanza non italiana.
L’Istat ha reso noto nei giorni scorsi i dati sulle variazioni
demografiche intervenute nel triennio 2002-2004 in ordine anche
all’indice di natalità.
Si tratta di dati che faranno sentire il loro effetto sulla scuola tra
tre-quattro anni.
La speranza di vedere invertita la tendenza al sud è andata delusa,
perché, ancora una volta il trend negativo delle nascite è stato
confermato pressoché ovunque, mentre diverse regioni del nord
continuano a vedere piene le culle (e domani pieni i banchi di
scuola).
Il Sud si consola perché, pur con tendenza al decremento, ha ancora
elevati indici di natalità (che lentamente si abbassano nel tempo).
Nel triennio 2002-2004 tutte le regioni settentrionali e centrali
hanno visto aumentare l’indice di natalità, con il Veneto che è
passato addirittura dal 9,5 nati su mille residenti nel 2002 a 10,1
nel 2004 e con la provincia di Lodi che è passata dall’8,9 al 9,9.
L’indice di natalità al sud è stazionario o in lieve decremento, come,
ad esempio, in Basilicata dove è sceso dal 9,2 del 2002 all’8,9 del
2004, e con Enna che è scesa dal 9,9 al 9,2 (ma Taranto in
controtendenza è salito dall’8,6 al 9,6).