AUTONOMIA. Le esperienze di Regno Unito e Svezia. Ecco la deregulation Favorisce la concorrenza tra istituti. da ItaliaOggi del 30/8/2005
L'Italia a lezione d'autonomia in Svezia e in Inghilterra. Nel nostro paese infatti, dopo la recente approvazione della riforma costituzionale che devolve alle regioni ampi poteri sul tema dell'istruzione, ancora numerosi ostacoli e difficoltà si frappongono al reale decollo di una scuola autonoma. La questione è affrontata, con allarme, dall'Associazione Treelle nel rapporto 2005 "Per una scuola autonoma e responsabile". La situazione italiana appare arretrata soprattutto se confrontata con i paesi del Nord Europa, in particolare Regno Unito e Svezia. Peter Mattews, ex direttore del servizio ispettivo britannico, e Torsten Odmark, soprintendente alle scuole svedesi del distretto di Uppsala, hanno illustrato rispettivamente le caratteristiche dell'autonomia scolastica nei due paesi. In Inghilterra la rivoluzione autonomistica è partita nel 1988. In Svezia, il cui sistema scolastico era altamente centralizzato e regolato dallo stato, nel 1994. In entrambi si caratterizza per un'ampia delocalizzazione delle risorse economiche destinate all'istruzione pubblica anche se le modalità di gestione dei mezzi finanziari presentano alcune differenze. In Inghilterra l'autonomia ha reso possibile alle famiglie di scegliere la scuola e ha dato la possibilità agli istituti di uscire dal controllo finanziario e organizzativo del governo locale. Il finanziamento alle scuole, sempre legato al numero degli studenti, è erogato dalle autorità locali che ricevono il denaro dal governo nazionale. Con la delega della gestione finanziaria è stata concessa alle scuole la gestione totale del budget per coprire tutte le necessità con grande flessibilità. Tutto questo ha spostato la responsabilità dalle autorità educative locali alle scuole stesse. Dunque, le singole istituzioni hanno potere decisionale, proprio in virtù dell'autonomia, sugli orari di lezione, pianificando in tal modo la durata della giornata scolastica, sulla scelta dei libri di testo, che non sono prescritti a livello nazionale, sulla possibilità di assumere o licenziare il personale docente e non, accertandosi inoltre che ogni insegnante continui la sua formazione. Anche in Svezia l'autonomia ha dato alle scuole maggiori poteri. Dal punto di vista finanziario, però, sono i comuni che coprono all'incirca l'85% della spesa totale, il resto lo ricevono dallo stato che non fornisce alcun tipo di indicazione su come organizzare le attività scolastiche. Ogni comune decide autonomamente il budget da destinare alle singole scuole in base al bilancio da queste presentato e poiché gli istituti ricevono contributi proporzionali agli iscritti e le famiglie possono scegliere l'istituto che preferiscono la concorrenza per conquistarsi gli allievi è un forte incentivo per migliorare la qualità dell'insegnamento. Assai diversa a paragone la situazione della scuola in Italia. L'autonomia (introdotta dalla legge n. 59/1997) è ancora tutta in salita. Permane una persistente rigidità di orari e curricula, la maggior parte delle scuole italiane non ha adottato il 15% del monte orario a propria disposizione. Nelle scuole italiane, osserva Treelle, dovrebbe rafforzarsi un'autonomia responsabile degli istituti e non una sorta di nuovo statalismo regionale. Ma questa autonomia è nei fatti criticata da molti perché implicherebbe più poteri al preside, insegnanti scelti dalle scuole, orario flessibile e maggiore libertà di curriculum, libera scelta da parte degli utenti, chiusura delle scuole che non danno buoni risultati. Insomma, il percorso da fare è ancora lungo. |