La fotografia del fenomeno nel rapporto
sullo stato della scuola del ministero di viale Trastevere.
Il Sud Cenerentola dell'istruzione.
A parità di rendimento enti locali e famiglie
spendono meno
da
ItaliaOggi del
25/8/2005
Mezzogiorno parsimonioso nella spesa per
l'istruzione. A investire di meno non solo le famiglie ma anche gli
enti locali. Eppure il rendimento degli studenti è più o meno analogo
tra Nord e Sud.
La fotografia dei livelli di spesa e di rendimento è fatta dal
ministero dell'istruzione nel rapporto sullo stato della scuola 2005.
Le famiglie italiane spendono meno della media europea per
l'istruzione dei propri figli: le uscite pesano per il 3% sul
bilancio, contro il 4% della famiglia europea. Le voci più consistenti
in Italia sono costituite dai beni e servizi connessi all'istruzione
(70%): testi, cancelleria, trasporti e gite. Solo il 30% è
rappresentato dalle spese dirette (tasse di frequenza).
In vista della riapertura del nuovo anno scolastico, la polemica sul
caro-libri si è rinfocolata ieri, quando Altroconsumo, associazione
indipendente di consumatori, ha scritto al ministro dell'istruzione,
Letizia Moratti, per chiedere un intervento immediato nei confronti
delle scuole inadempienti rispetto ai tetti di spesa fissati dal
decreto del ministero del 3 giugno 2005. E minacciando, in caso
contrario, il ricorso al Tar. L'associazione ha deciso di pubblicare
sul proprio sito (www.altroconsumo.it) i nomi delle scuole medie le
cui prime classi a Roma e Milano hanno superato i limiti massimi di
spesa fissati per decreto. Una selezione della ricerca su otto città
campione resa nota nei giorni scorsi. La black-list è la risposta dei
consumatori all'affermazione del dicastero di viale Trastevere,
secondo cui “la
situazione è sotto controllo, non ci sono state violazioni”.
Sono le famiglie del Nord e del Centro quelle che pagano di più per
l'istruzione dei propri figli: rispettivamente il 21 e il 7% in più
della media nazionale. Le differenze più marcate nella scuola
dell'infanzia e nell'elementare, rispettivamente il 41 e il 30% in più
al Settentrione.
Di pari passo procedono gli investimenti degli enti locali. Sono i
comuni i finanziatori di maggiore peso: oltre a sostenere gli oneri
della scuola per l'infanzia a gestione locale, forniscono le strutture
e le infrastrutture alle scuole statali materne e del primo ciclo e
provvedono ai servizi di assistenza scolastica. Complessivamente, se
uno studente costa ogni anno 6.168 euro, di questi solo 938 pesano sui
bilanci degli enti locali, che diventano circa 600 al Sud e isole e
oltre 1.300 al Nordovest. Sui simili (1.100 euro) il contributo degli
enti di Nordest e Centro.
Nonostante le maggiori spese, la percentuale di ragazzi in ritardo sul
percorso formativo si registra proprio nell'area settentrionale. Sono
le superiori l'osso più duro: in media un ragazzo su tre è in ritardo
di almeno un anno sull'iter regolare. Tra i promossi, il 32% ha debiti
formativi da recuperare: una media che diventa del 35% nelle regioni
del Nordovest e cala a meno del 29% al Meridione.