Riprendono ufficialmente dopodomani le attività,
con circa un milione di dipendenti in servizio.
Al debutto un anno denso di sfide.
La riforma Moratti da attuare, il contratto
2004/5 da firmare.
da
ItaliaOggi del
30/8/2005
Inizia un nuovo anno, all'insegna delle riforme
da finire e del contratto da chiudere. L'anno scolastico che parte
dopodomani, con circa un milione di dipendenti, tra dirigenti,
insegnanti di ruolo e precari e personale ausiliario, tecnico e
amministrativo, che dovranno prestare servizio per una popolazione
studentesca di circa 7,7 milioni, sarà l'ultimo anno che vedrà al
ponte di comando il governo Berlusconi. Nel 2006, con le politiche, le
carte si rimescoleranno, con qualsiasi esito elettorale. E il ministro
dell'istruzione, Letizia Moratti, è già data come probabile candidata
per Forza Italia alla poltrona di sindaco di Milano.
Ma al di là degli scenari di fine legislatura, ci sono scadenze
tecniche che fanno sì che nei prossimi due/tre mesi si giochino
partite importanti.
A partire dalla riforma della scuola, avviata con la legge n. 53/2003,
per finire con il contratto, le cui trattative partiranno il prossimo
7 settembre.
Sono 15 i decreti necessari ad attuare la riforma Moratti: già
applicato il decreto per la scuola primaria, è stato approvato
definitivamente quello per il nuovo obbligo scolastico (a regime, fino
a 18 anni si dovrà studiare fino a un diploma o a una qualifica
professionale) e per l'alternanza scuola-lavoro, con decorrenza
2006/07. Varati solo in prima battuta (devono acquisire ancora i
pareri parlamentari per il via libera definitivo), il decreto che
disciplina la nuova formazione iniziale dei docenti e l'accesso alla
professione e il provvedimento sulla secondaria superiore. Per questo
troncone della riforma, la Moratti ha chiesto al consiglio nazionale
della pubblica istruzione di poter avviare una sperimentazione già da
quest'anno. Ancora in alto mare, invece, la definizione delle
indicazioni nazionali, ossia dei nuovi programmi, del piano
pluriennale di investimenti e delle schede di valutazione. Il tempo
che resta è davvero poco, visto che la delega al governo per approvare
tutti i decreti, salvo nuova deroga, scade il prossimo 17 ottobre.
Entro questo termine, ciò che è fatto è fatto, ciò che resta fuori
sarà affare della prossima legislatura. Ed è sempre da vedere che cosa
una maggioranza di diverso colore deciderà sull'intera riforma. Non
sono poche le voci nel centro-sinistra, a partire da Oliviero
Diliberto, leader di Comunisti italiani, che promette di abrogare la
legge n. 53, per ricominciare da capo.
Sembra poi essere definitivamente tramontata, anche alla luce dei
dissensi interni al centro-destra, la riforma dello status giuridico
degli insegnanti. Per approvare il progetto resta in fondo meno di un
mese reale di lavori parlamentari prima delle elezioni, tenuto conto
dell'arrivo alle camere della legge finanziaria.
È avviata invece a soluzione la vertenza per il contratto della
scuola. Approvata la direttiva all'Aran, le trattative per rinnovare
il biennio 2004/05 partiranno il prossimo 7 settembre. Una partita che
porterà nelle tasche di docenti e Ata un aumento del 5,01%, a cui si
aggiungono i risparmi realizzati nel settore: 285,6 milioni di euro
per gli insegnanti, 33 milioni per gli Ata. Complessivamente, aumenti
in media di 130/150 euro al mese. Novità potrebbero esserci anche per
i precari: entro il prossimo 30 settembre il dicastero di viale
Trastevere dovrà presentare il piano pluriennale di assunzioni, come
prevede la legge n. 168/2005, che tra l'altro autorizzava le 40 mila
immissioni in ruolo per il 2005, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale
del 22 agosto scorso.