Scuola:

Ocse, l'Italia spende molto

ma con scarsi risultati

 

 da Il Sole 24 Ore del 15/9/2004

 

Radiocor - Parigi, 14 sett - L'Italia spende più della media Ocse nella scuola, ma gli insegnanti sono meno pagati e gli studenti risultano meno preparati che nei principali Paesi industrializzati. Il che - rileva l'Ocse nel rapporto annuale sull'istruzione - "solleva interrogativi sulle scelte di spesa" della Penisola nel settore, tanto più che i ragazzi italiani sono quelli che passano più ore sui banchi. L'Organizzazione evidenzia anche che in Italia resta bassa la percentuale di laureati, mentre il tasso di chi abbandona l'università è il più alto dell'Ocse. Le studentesse italiane, comunque, sono più brillanti dei colleghi maschi, anche se poi si ritrovano penalizzate dagli stipendi.

 

Fondi pubblici per il settore cresciuti più del Pil

L'Italia parte bene - nel rapporto Ocse - con la scuola d'infanzia, che vanta un tasso di partecipazione e un livello d'investimenti (5.972 dollari per bambino) che la fanno figurare in entrambi i casi al quarto posto tra i Paesi industrializzati. Sopra la media Ocse anche la spesa pro capite per gli scolari delle elementari a 6.783 dollari contro 4.850. Tuttavia, nota l'Ocse, la maggior parte di tali risorse e' investita in un rapporto studenti-insegnanti che è il più basso tra i Paesi industrializzati (10,6 studenti per insegnante). Per contro, i salari dei maestri restano ben sotto la media (27.726 dollari per un insegnanti con 15 anni di esperienza contro 31.366 dollari). Un divario solo in parte compensato dal minor numero di ore insegnate (748 contro una media di 803). La situazione è analoga nella scuola secondaria, con una spesa per studente di 8.258 dollari per studente contro una media Ocse di 6.510 dollari. Il fatto che la performance dei ragazzi italiani di 15 anni nelle principali materie di apprendimento (lettura, matematica e scienze) sia "ben al di sotto della media Ocse", solleva - secondo l'Ocse - la questione di come vengano spesi i soldi. In base alle statistiche dell'Organizzazione, l'Italia è uno dei 9 Paesi in cui la spesa pubblica per la scuola e' crescita più del Pil (dal 4,7% del 1995 al 4,9% nel 2001). La spesa nell'istruzione primaria e secondaria è tuttavia assorbita in gran parte dalla spesa corrente (per il 64% dagli stipendi degli insegnanti e per il 17% dalle remunerazioni del resto del personale), lasciando alla spesa di capitale il 5,3% contro una media Ocse dell'8,4%.

 

Disparità di stipendi tra donne e uomini laureati

Sul fronte universitario, emerge un aumento delle iscrizioni (+8% tra il 1995 e il 2002), ma solo il 23% della relativa fascia d'età arriva alla laurea contro la media Ocse del 32% e il picco del 45% di Australia e Finlandia. Il tasso di iscrizione (pari al 50%, 44% per gli uomini e il 57% per le donne) è nella media, ma il 60% degli studenti abbandona gli atenei senza qualifiche. Un peccato, visto che i laureati italiani, in base ai calcoli Ocse, hanno in media guadagni superiori del 38% rispetto ai diplomati e anche maggiori opportunità di lavoro (ha un'occupazione l'88% dei laureati e il 77% delle laureate). Inoltre l'aumento del grado di istruzione ha un impatto positivo sull'andamento economico, che nel caso dell'Italia tra il 1990 al 2000 si è tradotto in un aumento della produttività di 0,58 punti percentuali. Tra le particolarità della Penisola, anche quella di avere il più alto tasso di donne tra i laureati (il 61%) e di essere il solo Paese con una percentuale di laureate in matematica e informatica uguale agli uomini. Persiste però il divario nei guadagni: in Italia (e anche nel resto dell'Ocse) le donne guadagnano il 69% dello stipendio dei colleghi maschi con lo stesso grado di istruzione.