SCUOLA Animata assemblea regionale al Pacinotti di
Mestre Precari pronti a marciare sul Ponte.
Fra le azioni di lotta ricorsi giudiziari a raffica e
blocco delle attività non obbligatorie . di Fabrizio Conte da Il Gazzettino di Venezia del 9/9/2004
Si sono ritrovati in duecento, ma dietro di loro ci sono 5600 precari della scuola, decisi a dare risalto nazionale alla lotta contro il sistema scolastico nazionale. Per farsi ascoltare, i precari di tutto il Veneto riunitisi nell'aula magna dell'istituto Pacinotti a Mestre sono pronti a bloccare il ponte della Libertà. «Siamo invisibili - è stato detto nel corso dell'assemblea - in Italia si stima che i precari superino le 200mila unità, eppure non abbiamo il peso dei cinquemila del'Alitalia». Una mozione approvata al termine denuncia il caos organizzativo delle graduatorie, reclama la decorrenza dal 1. settembre dei contratti a tempo indeterminato e annuncia ricorsi a raffica, blocco di gite scolastiche, attività extra non obbligatorie, supplenze «tappabuchi».
«Facciamoci sentire, facciamo come i tranvieri di Milano o come i lavoratori dell'Alitalia, scendiamo in strada e blocchiamo il ponte della Libertà». Dall'aula magna del Pacinotti di Mestre, oltre duecento docenti e personale Ata arrivati da tutto il Veneto lanciano la sfida al sistema scolastico voluto dal ministro Letizia Moratti. Duecento persone che rappresentano 5600 docenti e altrettanto dipendenti che svolgono altre mansioni nelle scuole regionali. Un esercito di precari che anche per questo anno torna nelle scuole con poche certezze e tanta rabbia. In sala dopo l'introduzione di Stefano Micheletti, si apre un dibattito durissimo, amaro, che non lascia spazio alla fantasia. «Io dal 1. settembre sono in pensione e dunque sono fortunato, ci sono arrivato. Ma sono qui per continuare la battaglia. Insegnavo matematica allo Zuccante e come me altri tre colleghi hanno raggiunto l'età. Considerando che sono state soppresse quattro classi, ci aspettavamo che almeno tre di noi fossero sostituiti. Invece niente, le ore sono state spalmate ad altri insegnanti».Per partecipare all'assemblea di Mestre sono arrivati insegnanti precari da Padova, Vicenza, Treviso, Rovigo ognuno con la propria storia da raccontare. Giovani ma soprattutto quarantenni che non ne possono più di vivere nell'incertezza più assoluta. «Siamo invisibili, in Italia si stima che i precari superino le 200mila unità eppure non abbiamo il peso dei cinquemila dell'Alitalia, ai quali va la nostra solidarietà» spiega Micheletti. E allora per rendere il disagio visibile per cercare di coinvolgere «non il solito politico che ogni anno ci dice che abbiamo ragione e poi a settembre ci ritroviamo sempre più precari», dice Alessandro, maestro elementare di Vicenza, bisogna protestare «scendendo anche in piazza con azioni clamorose». Oppure come dice Elisa da Traviso «mettere paura a chi decide le graduatorie e portare le stesse in Procura». Una strada, una delle tante percorribile per non sentirsi «un fantasma. Adesso siamo in 200mila ma il prossimo anno basta che non ci rinnovino il contratto e molti di noi spariranno, come se non fossimo mai esistiti». Niente ammortizzatori sociali, niente fondi speciali. Niente. «Viviamo sulla soglia della povertà - dice Antonio da Rovigo - secondo i calcoli fatti da autorevoli istituti, la soglia si ferma a novecento euro al mese, moltiplicato per 12 fa poco più di diecimila euro all'anno. Un precario arriva a prenderne 1100 di euro ma per otto mesi. Ecco siamo i nuovi poveri». In serata dopo oltre due ore di dibattito arriva la mozione che sintetizza i malumori dei precari e le future azioni di lotta. «Denunciamo il caos delle graduatorie permanenti, pubblicate colme di errori e omissioni per provvedimenti normativi sulla valutazione dei titoli cambiati tre volte in pochi mesi. Caos che ha provocato il ritardo nelle nomine dei supplenti annuali e fino al termine delle attività didattiche. Rivendichiamo - si legge nella mozione - la decorrenza giuridica ed economica dal 1. settembre dei contratti a tempo determinato che saranno stipulati e ci impegniamo anche dal punto di vista legale tramite ricorsi all'autorità giudiziaria». Poi arrivano le proteste: «L'assemblea proclama l'assoluta non collaborazione dei precari, niente gite scolastiche, visite d'istruzione, attività extra non obbligatorie, niente supplenze "tappabuchi", rifiuto di accettare gruppi di alunni di classe smembrate per assenza di docente, come ospiti in classe». Non solo: «Il 27 di ogni mese diventerà una data simbolo per organizzare iniziative di lotta e mobilitazioni contro la precarizzazione che coinvolge in primo luogo i precari, ma comincia a pesare su tutto il personale della scuola». |