I conti della scuola non tornano
Per coprire le spese il governo vuole bloccare scatti
di anzianità e nuove assunzioni
I giochi di prestigio della Moratti non bastano.
Il ministro promette che per quest'anno non verranno ridotti gli
organici
e vanta fondi aggiuntivi «risparmiati» con anni di tagli, eppure
mancano soldi. L'esecutivo non intende spendere per la scuola e punta
a penalizzare gli stipendi
di
Giorgio Salvetti, da il
Manifesto del 28/9/2004
Gli stanziamenti previsti nella prossima
finanziaria per la scuola non bastano neppure per coprire la metà
dell'aumento delle spese correnti. Come tenere in piedi la barracca?
Con i tagli degli scatti di anzianità dei docenti e con un nuovo
blocco delle assunzioni. E, probabilmente, questo è solo l'inizio di
un intervento permanente e strutturale. Altrimenti i tanti tagli
operati negli ultimi anni, e le riduzioni di organico previste dalla
riforma, senza veri investimenti non basteranno a pagare lo stipendio
a un milione e 100 mila dipendenti della scuola pubblica. Brutto
lavoro quello del ministro Letizia Moratti: data la situazione non le
resta che rilanciare con parole rassicuranti, prendere impegni che non
sa se potrà mantenere e fare il gioco delle tre carte per nascondere
l'evidenza. Lo ha fatto anche ieri da Genova vantando 72 mila nuovi
assunti e nessun taglio. Di più: oltre all'aumento di spesa del 2% che
spetta a tutti i settori del servizio pubblico, la scuola avrà a
disposizione altri 413 milioni dovuti ai "risparmi" degli ultimi anni.
Quindi state tranquilli, tutto bene, parola di ministro. Se c'è
qualche cosa che non va è perché «scontiamo molti vecchi problemi», ma
il futuro è roseo. Purtroppo non è così. E per capirlo conviene
seguire il ragionamento del ministro punto per punto.
Le assunzioni. Le tanto vantate 70 mila nuove assunzioni in tre anni -
30 mila solo quest'anno - erano state decise nel 2000 quando il
governo dell'Ulivo stanziò fondi e istituì concorsi per 100 mila posti
in tre anni. Nel 2001 il ministro Moratti si ritrovò con i soldi sul
tavolo e le graduatorie pronte. Una fortuna che pochi altri ministri
della pubblica istruzione hanno potuto spendere. La Moratti l'ha spesa
così: 60 mila nuovi assunti nel 2001, 30 mila nuovi assunti nel 2004,
15 mila insegnanti di religione e 15 mila altri docenti e personale
non docente. Ma la pacchia adesso è finita. A giugno il parlamento,
all'unanimità, ha votato un piano triennale di assunzione per altri
100 mila posti vacanti, ma il governo non sembra avere nessuna
intenzione di investire in questo senso: l'altro giorno, per voce del
ministro Giovanardi, ha dichiarato che al di là di quello che ha
deciso il parlamento «questa previsione sarà subordinata alla
disponibilità di risorse». Non c'è un euro.
Tagli e risparmi: in finanziaria la scuola, oltre ad un aumento di
spesa del 2%, avrà a disposizione 415 milioni e nessuna riduzione, per
un aumento totale del 3,8%. Peccato che quei risparmi siano solo il
frutto dei tanti tagli con cui si deve scontrare ogni giorno chiunque
viva e lavori nella scuola. «Questa volta non hanno bisogno di
effettuare tagli diretti in finanziaria - spiega Alfia Nicotra,
segretaria della Cgil scuola di Milano - perché vivono di rendita. In
tre anni sono stati eliminati 50 mila posti, tra docenti e non. Ma
sono tagli nascosti con giochi di prestigio. Per esempio, sono stati
cancellati i progetti mirati, per l'integrazione, i disabili...In
provincia di Milano sono passati da 800 a 40». I docenti distaccati in
queste attività erano sostituiti da precari. Eliminando il progetto il
titolare torna al suo posto, il precario lo perde, il ministro non ha
operato licenziamenti, ma la scuola è più povera per tutti.
Buona notizia: la scorsa settimana, il ministro ha però assicurato ai
sindacati che la finanziaria non prevederà i tagli strutturali
previsti dalla riforma. «Ci crediamo solo quando lo vediamo», commenta
Enrico Panini, segretario generale della Cgil scuola.
Panini, intanto, pensa alle brutte notizie, «i lavoratori hanno saputo
che il governo ha allo studio il blocco degli incrementi percentuali
degli stipendi del personale della scuola». Sembra ormai certo che la
finanziaria congelerà gli scatti di anzianità. Dove finiranno questi
soldi? Nei rinnovi contrattuali - «una specie di autotrasfusione»,
dice Panini - nient'altro che un disperato tentativo per non fare
collassare il sistema scolastico. E tutto lascia pensare che si tratti
solo del primo passo per quella riforma strutturale che da tempo
minaccia di fare piazza pulita dell'automatismo dell'aumento degli
stipendi. Altro che nuovi investimenti.