Fermo Scuola

Recuperi, sistema troppo macchinoso

 

di Eraldo Affinati da Il Corriere della Sera del 22/9/2004

 

In questi giorni di ripresa scolastica molti studenti romani sono impegnati a saldare i debiti registrati lo scorso anno. Un tempo c'era la cosiddetta rimandatura. Fu il ministro per l'Istruzione D'Onofrio ad abolire gli esami settembrini, secondo una persuasione in verità abbastanza condivisa. Da allora in poi, come sappiamo, le materie con voto insufficiente nel mese di giugno vanno recuperate nella stagione successiva. In quale maniera? Ogni istituto si regola secondo modalità proprie, stabilite di comune accordo o a maggioranza nel collegio dei docenti.

Può accadere che al rientro ci siano test di verifica: nel caso in cui il debito si confermi, bisogna correre ai ripari. Molte scuole capitoline predispongono specifici corsi di supporto, materia per materia, il che può comportare uno scombussolamento degli orari della classe, in quanto i ritardatari vanno divisi dai compagni diciamo più meritevoli, a meno che queste lezioni supplementari non siano previste al termine di quelle ordinarie. In altri casi il gruppo classe non viene scorporato e gli insegnanti tentano di risolvere il problema mediante azioni didattiche mirate: coloro che hanno registrato il debito frequentano il corso di recupero vero e proprio, gli altri approfondiscono le nozioni acquisite, oppure, secondo una nuova terminologia, fanno "potenziamento".

Ci si chiede fino a che punto questo sistema funzioni davvero e non sia, come alcuni temono, una semplice messinscena burocratica priva di reale incidenza sulla preparazione dei ragazzi. Se il debito non viene cancellato entro l'anno, lo studente perde già un punto di quelli (massimo cento) che gli verranno assegnati nell'esame di Stato, ma non sono pochi a ritenere che di fatto le lacune accumulate in questa o quella disciplina resteranno tali.

Molto dipende da come i corsi vengono effettuati: se la struttura scolastica risulta affidabile, il recupero è possibile. Altrimenti le famiglie sono implicitamente chiamate a provvedere con ripetizioni private. E, al solito, chi non ha la disponibilità economica, viene penalizzato.