La fanfara della Moratti al Vittoriano
Parata, show e tanta retorica patriottarda per
inaugurare l'anno scolastico.
Ciampi difende la scuola pubblica e gli alunni
stranieri.
di
Giorgio Salvetti da il
Manifesto del 21/9/2004
Suona la campanella all'Altare della Patria. Di
rito, ma sacrosante, alcune parole pronunciate dal maestro di tutti
noi. Il capo dello stato. Difesa della scuola pubblica, niente quote
per gli alunni stranieri nelle aule italiane, un minuto di silenzio
per i bambini di Beslan. Sono i tre punti qualificanti del discorso
del presidente Carlo Azeglio Ciampi, intervenuto allo show di
inaugurazione dell'anno scolastico andato in scena ieri a Roma e
ripreso in diretta dalla Rai. Tutto il resto è solo retorica
patriottarda - unità nazionale, Roma capitale, incitamento al lavoro
«nell'interesse della nazione» - in tono con il cerimoniale: un po'
parata militare e un po' avanspettacolo. Il presidente è stato accolto
sulla terrazza del Vittoriano da Francesco Storace, «governatore» del
Lazio. Lo accompagnavano la first lady (tailleur beige, filo di
perle), il ministro Moratti (tailleur, pantalone rosso e doppio filo
di perle) e il ministro della Difesa, Antonio Martino, a fare gli
onori di caserma. Per l'occasione sono stati trasportati a Roma un
migliaio di studenti da tutta Italia, vestiti d'arancione e dotati di
palloncini tricolore, come l'enorme drappo sull'altare della patria.
Fin qui, un comunicato dell'Istituto Luce. Poi è varietà.
Sulle note di O sole mio entrano le personalità. Le ragazze della
ginnastica ritmica medagliate ad Atene e il neo allenatore degli
azzurri, Marcello Lippi (senza sigaro), il centrocampista naturalmente
della Roma Daniele De Rossi (mica Cassano...); e non manca neppure la
star targata Rai, Lino Banfi con le «raccomandazioni di nonno Lino per
il primo giorno di scuola». Ma Banfi deve mettersi in coda e aspettare
il suo turno, prima di lui ci sono le raccomandazioni della Moratti
che lancia il suo appello ai docenti: «Aiutate i ragazzi a vivere in
una scuola fatta di amicizia e di amore per il prossimo». Giusto. Poi
è piccolo spazio pubblicità per la sua riforma: «La nuova scuola che
abbiamo progettato vi dà strumenti importanti per aiutare a crescere i
ragazzi come persone libere e responsabili». Visto che è la sua festa,
meglio sorvolare e ascoltare il presidente.
Una bella pagina ingiallita di storia, del risorgimento. Ciampi
celebra Mazzini e l'Italia unita - da Violante a Calderoli - e
l'anniversario della breccia di porta Pia. Difende anche la scuola
pubblica che «ha saputo unire gli italiani» e che ora ha il compito di
integrare gli alunni stranieri. Per loro nessun numero chiuso: devono
studiare con gli studenti italiani «fianco a fianco nelle nostre
aule». Giusto. Poi tocca al terrorismo che va combattuto con «una
lotta senza quartiere» e favorendo il «il dialogo fra i popoli, le
culture e le religioni». Un buffetto ottimistico all'economia: bisogna
fare come gli atleti azzurri alle olimpiadi. Salti mortali...I
docenti? Devono essere «fieri e consapevoli», i genitori invece non
devono lasciare i figli davanti a computer e tv.
A proposito: inizia lo spettacolo. Eccoli gli atleti azzurri tutti sul
palco a intonare l'Inno di Mameli con un gruppo di bambini. Poi We are
the world, quattro versi del Petrarca per tirare su la baracca,
un'aria della Carmen e due canzonette prima del gran finale: fanfara
dei bersaglieri di corsa, con la piuma sul cappello.