«Le maestre? Dal Sud grazie all’invalidità»

Esposti e proteste a Vicenza: i certificati vanno verificati

La replica: sono malata, quella cattedra non l’ho rubata

 

di Giulio Benedetti da Il Corriere della Sera del 28/9/2004

 

ROMA - Il ministero dell’Istruzione «deve controllare i certificati di invalidità che hanno permesso a 28 precari del Sud di essere assunti nelle elementari di Vicenza», togliendo il posto ad altrettanti colleghi del Veneto. Lo chiedono con un esposto alla Moratti tre maestre che da vent’anni insegnano nell’elementare di Arzignano. Cristina, Emma e Maddalena anche per quest’anno continueranno ad essere precarie perché, denunciano, sono «sane come pesci». Al loro posto sono state assunte colleghe con pochi anni di insegnamento sulle spalle, una manciata di punti, ma «piene di acciacchi». Nella graduatoria delle elementari di Vicenza, nella fascia dei cosiddetti precari storici, erano disponibili 62 posti a tempo indeterminato su un totale di 12.500 assegnati a tutte le province. Le tre maestre ci rientravano, erano sicure di farcela, con i loro 200 e passa punti. Ma quando sono andate a informarsi hanno scoperto che i posti dal 35 al 62, cioè la metà, erano stati occupati da altri aspiranti prof, per l’esattezza da 28 «riservisti» provenienti in massima parte dal Sud e tutti «alquanto malconci per quanto riguarda la salute», oppure con parenti invalidi a casa.

 

RISERVISTI - «Riservista», spiegano Cristina, Emma e Maddalena vuol dire che un insegnante, una volta abilitato, grazie a un certificato di invalidità rilasciato dalla Asl del luogo in cui vive, ha il diritto di scalare la graduatoria, a prescindere dal punteggio. Può non aver mai insegnanto - e tra i 28 ve ne sono più d’uno - o insegnato per pochi mesi, ma ha il posto assicurato. E dopo un anno di insegnamento se vuole, con la stessa rapidità e precedenza assoluta, potrà tornare a lavorare nel luogo di residenza. Di solito il «riservista» passa inosservato: pochi casi che non sconvolgono le graduatorie. A Vicenza, invece, è successo qualcosa di eccezionale.

 

L’ESPOSTO - Cristina, Maddalena e Emma si sono rivolte al ministero dell’Istruzione. Hanno chiesto se la legge sui «riservisti» è stata applicata correttamente, ponendo alcuni quesiti tecnici. Poi hanno fatto la seguente domanda: date le circostanze «il Miur intende attivare, d’intesa col ministero della Sanità, una serie di indagini sulle certificazioni di invalidità?».

La richiesta tocca il punto più delicato della vicenda che ha sollevato un’ondata di indignazione tra le maestre di Vicenza e dintorni con uno strascico di petizioni e proteste. Ci sono regioni, sottintende la richiesta di accertamenti sanitari, dove il titolo di invalido civile viene concesso dopo un vaglio severo e altre dove si è un po’ meno severi. «Sarebbe più giusto che la visita medica per attestare l’invalidità - dice la maestra Cristina - venisse effettuata nella Asl del luogo dove il riservista viene assunto. Non ho alcun motivo per ipotizzare un risultato diverso, ma almeno noi insegnanti esclusi avremmo ottenuto una spiegazione».

 

LA REPLICA - «Dopo più di vent’anni di precariato, è stata una scelta obbligata», racconta S.V., quasi 50 anni, pugliese, una delle riserviste assunte a Vicenza. «Non ci inventiamo le malattie - continua - ho la documentazione clinica che dimostra l’ernia al disco, il diabete e l’asma». «Vorrei vedere quanti dei precari vicentini sarebbero disposti a fare quello che fanno i meridionali - conclude -. Ma in ogni caso ci dispiace per la loro situazione, capiamo quello che stanno passando, e siamo solidali con loro».