Seconda lingua, tutor e portfolio: gli istituti si organizzano per far funzionare le novità del ministero. Ma genitori e insegnanti: continueremo a protestare per garantire la qualità della scuola «Riforma da bocciare». «No, prima va messa alla prova». Spettacolo del movimento «anti-Moratti» al Mazdapalace con Bisio, Moni Ovadia e Lella Costa. I presidi: è troppo presto per dare giudizi
di Annachiara Sacchi da Il Corriere della Sera Cronaca di Milano del 26/9/2004
C’è chi la riforma la combatte e chi cerca di farla funzionare. Chi organizza spettacoli per difendere l’istruzione pubblica, il tempo pieno, i progetti di sostegno, e chi ogni giorno cerca di organizzare al meglio orari, corsi, novità didattiche. Mettendo d’accordo alunni, bambini, genitori. Ognuno con le sue esigenze e richieste. Due lati della stessa medaglia: il grande amore per la scuola. E si chiama proprio «Scuola pubblica mon amour» la serata che si terrà il 30 settembre al Mazdapalace organizzata dalla Retescuole, il movimento nato lo scorso anno per dire no alla riforma Moratti. La scaletta è quasi pronta: interverranno Claudio Bisio, Mauro Pagani, Leonardo Manera, Sergio Sgrilli, Angela Finocchiaro, Lella Costa, Moni Ovadia, Fabio Treves, Alberto Patrucco, Serena Sartori, Bebo Storti, Antonio Cornacchione, Enrico Bertolino, Paolo Hendel, Cinzia Leone, Natalino Balasso, Beppe Braida. Saranno tutti sul palco, a parlare di qualità dell’istruzione, di integrazione, di tempo pieno. Sono attese circa ottomila persone: arriveranno pullman da tutto il Nord Italia. L’ingresso è gratuito. «Dimostreremo che la scuola pubblica milanese è ancora in buona salute». Marco Donati, anima della Rete e tra gli organizzatori della serata, racconta: «Sarà uno spettacolo in difesa della scuola pubblica, non contro la Moratti. Anche se il ministro ci sarà, con una parodia di Cinzia Leone. Non sono previsti interventi di natura politica. Sarà semplicemente una serata per genitori e docenti affidata ai nostri amici comici e musicisti». Eppure, fra proteste e cattedre ancora vuote, le scuole di Milano ce la stanno mettendo tutta per mettere in atto le novità volute dal ministero dell’Istruzione. «Ci stiamo adattando - racconta Francesca Altomare Lavizzari, preside dell’istituto comprensivo Cavalieri - e facciamo funzionare la riforma per quel che possiamo». Ecco allora che alle medie di via Anco Marzio è il coordinatore di classe, pagato con i fondi di istituto, a fare il tutor. La seconda lingua è partita e nell’orario facoltativo si segue una lezione aggiuntiva di inglese, due di informatica, una di sport. Alle elementari, invece, tutto il team dei docenti svolge la funzione tutoriale e una commissione di insegnanti sta lavorando per stendere il portfolio. «È troppo presto per fare un bilancio - continua la preside -, ma ormai la riforma è partita. Le resistenze ci sono, soprattutto da parte dei professori. Ma noi dobbiamo andare avanti. Anche se, certo, le cose potevano essere fatte meglio. Bastava formare prima tutti gli insegnanti». Alla scuola di via Dolci, mille studenti in tutto, i bambini delle elementari potranno scegliere tra potenziamento della didattica, apprendimento alla lettura, attività filmica. Alle medie, invece, si farà attività espressiva, musicale, approfondimento della lingua straniera. «L’introduzione della riforma - spiega il preside, Romano Mercuri - è graduale. E solo questa settimana partiranno i corsi opzionali che sono stati illustrati ai genitori: dopo un anno di confusione, la chiarezza è fondamentale. Tutto procede, manca solo il tutor. In ogni caso, come dirigente scolastico io devo applicare le regole del ministero». Riforma soft, dunque. Anche se insegnanti e genitori della Rete non la pensano così. «A Milano - commenta Clara Bianchi - tutti hanno la percezione che la riforma sia partita. Ma non è vero: il non cambiamento è stato determinato da quello che è successo lo scorso anno. Per questo dobbiamo continuare a difendere la scuola pubblica». |