Indagine del ministero. «Ultima in Europa appena tre anni fa,

oggi l’Italia è tra i Paesi più tecnologici»

Aumentano i computer in classe:

ma sono sempre più vecchi

 

di Marco Gasperetti da Il Corriere della Sera del 21/9/2004

 

Dati alla mano, più che un balzo in avanti sembra un miracolo hi-tech. Ultima in Europa appena tre anni fa, l’Italia del computer a scuola oggi è nella top ten dei Paesi tecnologici. L’85% degli istituti è collegato a Internet, i laboratori informatici sono più di 23 mila, in 700 scuole c’è la connessione senza fili e lo scorso anno 198 mila insegnanti hanno partecipato al corso di alfabetizzazione del ministero. Il Mezzogiorno svetta per cultura digitale e dotazioni: la Basilicata (un pc ogni 8 studenti) supera Emilia Romagna e Piemonte (1 a 9), Lombardia, Toscana e Veneto (1 a 10). E tutte le regioni migliorano il rapporto medio studente-computer di ben 17 punti rispetto al 2001, da 1 computer ogni 28 ragazzi a uno ogni 11. Insomma, l’ultima indagine del ministero (che nel frattempo sul sito www.istruzione.it ha anche lanciato il progetto «PC ai Docenti - Un portatile per la didattica», offrendo ai docenti la possibilità di acquistare un portatile a prezzo agevolato) sembra l’elenco di un trionfo. Ma nel dossier manca un dato fondamentale: le ore realmente dedicate nelle scuole al pc. «Le tecnologie non si sono integrate con la didattica - dice Marco Santagata, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Pisa ed esperto di tecnologie dell’educazione -. Il pc in classe è quasi sempre spento». Se poi a parlare sono studenti e insegnanti, ecco l’altra faccia del «miracolo»: macchine vecchie, assistenza inesistente, corsi di aggiornamento a numero chiuso, collegamenti a Internet lenti.

Quasi la metà dei computer nelle scuole, innanzitutto, è obsoleta. Su un totale di 534 mila pc, 37 mila sono quasi inservibili (microprocessore 486), 75 mila funzionano solo con software di due o tre anni fa (Pentium 1) e 89 mila (Pentium 2) non riescono a far funzionare i programmi multimediali di nuova generazione. Alle superiori la distribuzione non è omogenea: il 61% dei personal è nei tecnici e nei professionali, il 19% nei licei classici e scientifici e solo il 2,4% negli istituti artistici. Anche l’acquisto è spesso un problema. «Con l’autonomia dobbiamo scegliere noi docenti - dice Gabriella Mortarotto, dirigente scolastico di una media ed elementare di Torino - ma manca la competenza. E non sempre le indicazioni dei venditori sono adeguate». I problemi arrivano pure dal cyberspazio: l’85% delle scuole è collegato a Internet e la banda larga è in ascesa, ma l’accesso è spesso unico, non in rete e a volte così lento da essere inutilizzabile.

Altro guaio è il blackout informatico. «C’è un numero verde del ministero - spiega Claudia Pacher, dirigente scolastico di un istituto comprensivo di Roma - ma non può sostituire un esperto». Critici anche i sindacati: «Ci sono scuole dove i computer invece di aiutare la didattica la ostacolano - sottolinea Enrico Panini, segretario generale Flc-Cgil - bloccandosi spesso per inconvenienti risolvibili semplicemente da un tecnico». «Nella scuola stenta a formarsi una vera cultura informatica - spiega Antonio Calvani, ordinario di Tecnologia dell’istruzione e membro della Società italiana di e-learning -. Il computer è un ottimo strumento per costruire. Ma bisogna capire come e quando le tecnologie vanno usate». Racconta Mirko Tavoni, presidente del primo corso italiano di laurea in Informatica umanistica, a Pisa: «In Olanda le scuole sono collegate via Internet e auto-producono software didattici. In Italia sono lasciate sole. I pc restano golem vuoti». Dunque il «miracolo» è solo virtuale? «Alcuni buoni risultati il governo li ha ottenuti - riconosce Fedele Ricciato, segretario generale Snals -, ma bisogna fare di più. Manca un piano pluriennale di investimenti. Il computer è un mezzo formidabile, ma deve essere riempito di contenuti».