Il caos e l’attesa.

di  A. Pistillo da Meridiano scuola del 3/9/2004

 

Il primo settembre, come di rito, si sono svolti presso le scuole di tutta Italia, i collegi di inizio anno scolastico. Però quest’anno, in molte province italiane, tali collegi si sono svolti in modo inusuale, e cioè dimezzati.

Se stessimo parlano di letteratura penseremmo a qualche favoloso racconto come i romanzi di Calvino. Purtroppo questa storia di fantastico ha poco ma di pazzesco ne ha molto. Forse invece sarebbe più opportuno pensare a opere spiazzanti come “Aspettando Godot” di Beckett, o altri titoli del celebrato teatro dell’assurdo.

Molti dirigenti scolastici si sono dunque ritrovati di fronte circa la metà del loro corpo docente, e a colpo d’occhio si saranno accorti che a mancare erano proprio le facce più giovani. Quelle nuove e fresche energie che ogni politico in vena di retorica non dimentica mai di annoverare tra i fattori principali del successo in ogni settore.

Qualsiasi azienda, o istituzione, che si trovi improvvisamente e alla vigilia dell’anno lavorativo con metà del personale, subisce un immediato arresto che la obbliga all’emergenza. E così la scuola italiana, sebbene, come il Ministro rassicura, avrà ogni insegnante al suo posto dal primo giorno di scuola, è, contrariamente ad ogni propagandistica rassicurazione, in grave stato di emergenza.

Forse per l’avvio scolastico ci saranno davvero tutti gli insegnanti dietro le cattedre: il governo del “ghe pensi mì” si pavoneggerà attraverso il suo mezzo mediatico ufficiale (la televisione), e il Ministro intervistato da giornalisti mansueti sfoggerà questo fatto come l’annuale manifestazione di efficienza del ministero morattiano.

Ma la realtà è quello che è stato e non quello che si vedrà: il primo settembre molti incarichi importanti per il funzionamento della scuola non sono stati conferiti (come nel caso dei progetti), e alcuni dirigenti si sono persino ritrovati a rinviare i collegi docenti per mancanza del numero legale. Inoltre ci sono classi che mancano ancora di troppi insegnanti, al punto che gli stessi consigli di classe sono stati posticipati alla nomina dei supplenti.

Nel caos dovuto all’inaugurazione di una riforma della scuola osteggiata da gran parte degli stessi operatori per il merito e il metodo, si annovera anche il pasticciaccio governativo sul reclutamento.

Questa una faccia della medaglia.

Dall’altra (purtroppo anch’essa brutta) ci sono ad inizio anno scolastico centinaia di migliaia di precari in attesa di sapere se lavoreranno, dove e quando cominceranno (nonostante il grande numero di cattedre vuote). Questi professionisti, trattati come cittadini di serie b, e inquadrati professionalmente come insegnanti di seconda categoria, hanno nervosamente aspettato, compilato moduli cervellotici, fatto reclami, aspettato ancora, e rifatto reclami, per tutta l’estate. Questi insegnanti, moltissimi dei quali con anni di servizio alle spalle, e diversi con una sudata specializzazione all’insegnamento in tasca, hanno fatto tutto per essere dei lavoratori di prim’ordine, eppure, continuano ad aspettare. Dal primo settembre questi lavoratori sono disoccupati forzati. Molti di loro si sono poi ritrovati, a causa di arbitrarie aleatorie e in certi casi irragionevoli leggi, e di inaccettabili errori di calcolo a perdere decine e decine di posti in graduatoria, rischiando seriamente per la prima volta di rimanere senza una supplenza.

Molti di loro hanno un curriculum di studi molto focalizzato sull’insegnamento e per questo poco spendibile in altri campi. Per tali lavoratori non ottenere una supplenza significa una grave e drammatica situazione di disoccupazione. Nell’assurda Italia del dritto e del rovescio queste persone continuano ad aspettare ansiosamente cosa ne sarà di loro.

Attendono da tantissimi giorni, e ormai alcuni, confusi da un’estate fatta di tante notizie, costante stato di preoccupazione, graduatorie, ricorsi, manifestazioni, reclami, nervosismo, nervosismo e niente riposo, cominciano a chiedersi cosa stiano davvero aspettando.

I protagonisti di questa assurda pièce tragi-comica si ritrovano sulla strada, vedono un albero, si seggono sotto e pensano: “qualsiasi cosa sia, prima o poi passerà da qua.